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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2011 alle ore 13:40.

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Maroni e Frattini a Tunisi per frenare gli sbarchi di clandestini a LampedusaMaroni e Frattini a Tunisi per frenare gli sbarchi di clandestini a Lampedusa

Obiettivo: frenare gli sbarchi di tunisini verso Lampedusa, che sono già oltre 15 mila nei primi tre mesi dell'anno. Con questo intento i ministri degli Interni e degli Esteri, Roberto Maroni e Franco Frattini, sono a Tunisi per una serie di incontri istituzionali. A partire dall'incontro con il premier tunisino Beji Caid Essebsi, oltre che con alcuni ministri. «Abbiamo chiesto al governo tunisino - ha spiegato Maroni - di rafforzare i controlli marittimi: è una preoccupazione ben presente in loro che ci hanno detto che intensificheranno la vigilanza». Intanto si susseguono gli sbarchi a Lampedusa, dove la situazione è al collasso. E i residenti sono esasperati.

Si punta al ripristino dei controlli di polizia alle frontiere marittime
Fondamentale per l'Italia il ripristino dei controlli di polizia alle frontiere marittime tunisine - ora praticamente azzerati - e l'avvio dei rimpatri dei migranti già sbarcati. L'Italia metterà a disposizione della Tunisia una linea di credito di 150 milioni di euro che si aggiungerà a quella di 100 milioni di euro già messa in campo per il sostegno alla bilancia dei pagamenti. E fornirà anche mezzi e addestramento.

Maroni: individueremo siti della Difesa per ospitare i migranti
Il ministro Maroni ha spiegato che punta «a individuare tra i siti messi a disposizione dalla Difesa aree idonee a ospitare i migranti che si trovano ora a Lampedusa». Le difficoltà, ha spiegato Maroni, «ci sono state perchè in soli due mesi e mezzo sono arrivati sull'isola 15mila clandestini, ma stiano facendo ogni sforzo per trovare una soluzione». E, ha sottolineato, «tutti i minori sono stati portati in comunità finanziate da noi».

Sale la tensione a Lampedusa
Mentre a Lampedusa continua la situazione di grave emergenza, con 494 immigrati nordafricani approdati nelle ultime 24 ore, e un altro natante con oltre 300 persone avvistato nel Canale di Sicilia, il presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo ha annunciato che domenica prossima si recherà sull'isola. Intanto questa mattina, all'alba, è ritornata nella rada lampedusana la nave San Marco della Marina militare italiana, sulla quale oggi saranno imbarcate 500 persone. Altre 300, invece, saranno portate via tramite ponti aerei. È al collasso, poi il centro d'accoglienza di contrada Imbriacola. La struttura, che potrebbe ospitare un massimo di 850 immigrati, al momento ne conta 2.500. Altri 200 hanno trovato riparo nella "Casa della fraternità" allestita dalla Caritas. Ieri sera la Protezione civile ha cominciato a organizzare l'ex base Loran che da oggi ospiterà al suo interno circa 200 clandestini. Le altre centinaia di profughi, infine, circolano per il paese senza la possibilità di un riparo.

Errani a Radio 24: capisco le difficoltà, ma non ci si può chiamare fuori
«Io sto alle decisioni prese ufficialmente. Capisco tutte le difficoltà nel gestire una
partita così complicata - ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, intervenuto a «24 Mattino» su Radio 24 - ma tutti capiranno che non ci si può astrattamente chiamare fuori». Di fronte ai dubbi avanzati da qualcuno Errani ha detto: «Al tavolo con il ministro Maroni le Regioni, i Comuni e le Province hanno preso una decisione: proporzionalmente, in uno sforzo di solidarietà nell'emergenza umanitaria, ciascuno deve fare la propria parte. È l'unica strada seria e responsabile per il Paese». Si è detta molto preoccupata il sindaco di Milano, Letizia Moratti. «Non si può ignorare che Milano ha già
la metà dei rifugiati politici d'Italia e che non è in grado di assorbire più migrazione di quanta ne stia assorbendo». Il governatore della Puglia, Nichi Vendola, ha detto che la Puglia farà la sua parte, «a condizione che il governo non bari».

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