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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2011 alle ore 10:54.

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Nuovi sbarchi a Lampedusa: il centro di accoglienza è invivibileNuovi sbarchi a Lampedusa: il centro di accoglienza è invivibile

Proseguono senza sosta gli sbarchi a Lampedusa: nelle ultime 24 ore sono arrivati 1.470 immigrati con 13 diverse imbarcazioni. Il numero complessivo sale così a 4.789 a fronte di una popolazione composta da circa 5.000 abitanti. I cittadini di Lampedusa sono esasperati. ieri sono scesi in piazza contro l'allestimento di una tendopoli dove dovrebbero essere accolte le migliaia di immigrati nordafricani. «Questa invasione di Lampedusa ci sarebbe comunque indipendentemente dalle posizioni italiane» ha detto ieri il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini chiedendo al governo di non lasciare sola Lampedusa.

De Rubeis, Lampedusa lager a cielo aperto
A guidare la protesta è lo stesso sindaco Bernardino De Rubeis, che l'altro ieri ha parlato del suo comune come di un «lager a cielo aperto». De Rubeis ha ribadito con forza il suo secco rifiuto all'accampamento, e annunciato di voler impedire lo sbarco dalla nave già arrivata in porto, del materiale per montare le tende. La decisione di allestire la tendopoli era giunta dopo l'approdo a Lampedusa di migliaia di clandestini che ha determinato il collasso al centro d'accoglienza di contrada Imbriacola.

Nel centro di accoglienza di Lampedusa sono ospitate 3.800 persone, a fronte di una capienza di 850 posti. A questi sono da aggiungere i quasi 800 clandestini in giro per le strade del paese, e che al momento non hanno un riparo dove trascorrere la notte. Il commissario per l'emergenza immigrati Giuseppe Caruso ha chiesto agli abitanti di Lampedusa di cessare la protesta, a favore di una maggior comprensione del momento critico, ed ha auspicato l'intervento di una nave della Marina militare che possa trasferire da Lampedusa alla Sicilia almeno duemila persone, restituendo un po' d'ossigeno all'arcipelago agrigentino.

Maroni: il governo sta preparando misure compensative per l'isola
Il «governo ha deciso di farsi carico grave del disagio dei lampedusani» attraverso «misure compensative per l'economia»: a dirlo è il ministro dell'Interno Roberto Maroni, durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, annunciando che il sottosegretario all'Economia Sonia Viale definirà «misure compensative di carattere economico e strutturale per compensare l'isola di quando sta subendo». Nel ringraziare i lampedusani per «la pazienza che stanno dimostrando anche se con qualche scatto polemico», Maroni ha sottolineato che alle misure compensative allo studio parteciperanno anche i ministeri del Turismo, dell'Ambiente e delle Infrastrutture e del Turismo. Inoltre, Maroni ha annunciato che, «oltre all'azione diplomatica» è stato deciso di «inviare da subito la nave San Marco attualmente a Lampedusa per evacuare rapidamente i clandestini, così da dare una risposta concreta all'emergenza che c'è».

L'isola di Djerba il punto di partenza dei clandestini tunisini
Non è più la città di Zarzis, ma l'isola di Djerba il punto di partenza delle migliaia di clandestini tunisini diretti in Italia, a Lampedusa. I segnali, come riferiscono testimoni citati dal quotidiano Le Temps, sono evidenti: si vedono, per le strade della cittadina, moltissimi giovani che vanno in cerca degli intermediari che, poi, li dovranno mettere in contatto con chi, materialmente, organizza i viaggi verso l'Italia e che pretenderanno migliaia di dinari per farli imbarcare. Una delle caratteristiche di questa nuova ondata di 'harragas' (letteralmente, quelli che bruciano, che può essere inteso come la distruzione dei documenti per impedire l'identificazione o le frontiere) è che sono in gran parte giovani scolarizzati, in maggioranza liceali o diplomati che cercano fortuna lontano dalla Tunisia. Tutto questo accade quando non si è ancora spenta l'eco dell'ultima tragedia dell'emigrazione clandestina, in cui hanno perso la vita una quarantina di ragazzi, tra i quali anche gruppi di fratelli, in maggioranza provenienti dalle banlieu della capitale.

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