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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2011 alle ore 22:47.

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Piloti francesi a bordo della portaerei Charles De Gaulle (Epa)Piloti francesi a bordo della portaerei Charles De Gaulle (Epa)

La coalizione si compatta ed esce dal summit internazionale di Londra determinata a «continuare gli sforzi finché non sarà attuata la risoluzione dell'Onu 1973» come ha indicato il comunicato finale della riunione diffuso dal Foreign Office. All'incontro hanno partecipato Usa, Gran Bretagna, Francia, tutti i Paesi che aderiscono alla Coalizione, la Germania, numerosi Paesi arabi (Giordania, Tunisia, Egitto, Marocco, Libano più Emirati Arabi Uniti e Qatar che hanno inviato aerei da guerra in Italia). Assente invece l'Unione Africana che aveva disertato anche il vertice a Parigi che il 19 marzo diede il via ai raids aerei. La Ua ha chiesto comunque che venga appoggiato il suo piano di pace che prevede cessazione delle ostilità, protezione dei civili, garanzie per l'assistenza umanitaria «ai cittadini libici e ai lavoratori stranieri immigrati», «dialogo politico tra tutte le parti», l'avvio di un «periodo di transizione omnicomprensivo» durante il quale si attuino «le necessarie riforme politiche». In proposito il ministro degli esteri italiani, Franco Frattini, ha sottolineato che «vi sono paesi africani che potrebbero offrire ospitalità a Gheddafi» anche se per ora «non ci sono ancora proposte formali». Il primo ministro del Qatar Hamad Bin Jissim Bin Jabr Al Thani, ha sottolineato che «la partenza di Muammar Gheddafi e della sua gente dalla Libia è l'unico modo per fermare il bagno di sangue».

Secondo Frattini la conferenza internazionale ha raggiunto un'intesa «unanime» sul fatto che «Gheddafi deve lasciare il paese».

Il ministro degli Esteri britannico William Hague ha annunciato la costituzione di un gruppo di contatto sulla Libia«che sarà composto da una ventina di Paesi» come ha precisato il suo collega francese Alain Juppè.

«Questo gruppo - ha spiegato Hague - dovrà fornire una leadership e un indirizzo politico generale agli sforzi internazionali in stretto coordinamento con l'Onu, l'Unione africana, la Lega Araba, l'Unione europea». Il Qatar ospiterà al più presto il primo vertice del gruppo. Il titolare del Foreign Office ha escluso che al summit si sia discusso l'invio di armi agli insorti Londra del quale aveva parlato l'ambasciatrice americana all'Onu Susan Rice.

A Londra era presente anche una delegazione Consiglio Nazionale di Transizione (Cnt) Libico che ha presentato la "Visione per una Libia Democratica", il piano per la gestione del dopo Gheddafi basato sulla promulgazione di una costituzione che preveda la separazione dei poteri, il suffragio universale, la garanzia dei diritti umani fondamentali, lo stato di diritto. Il summit ha dato il via libera alla seconda fase delle operazioni aeree, concentrate da ora sull'attacco alle truppe di Gheddafi e al comando Nato di tutte le operazioni. Non tutti i Paesi impegnati con propri aerei nella "no-fly zone" sono però disponibili a compiere attacchi al suolo contro le truppe di Gheddafi: Svezia e Spagna hanno già annunciato la loro decisione in tal senso mentre l'Italia mantiene la disponibilità a colpire solo eventuali radar della contraerea. In un briefing nel quartier generale Nato a Napoli (Jfc Naples) il generale canadese Charles Bouchard ha confermato che la Nato «assumerà presto il comando di tutte le operazioni in Libia. È in corso il trasferimento delle posizioni da parte dei nostri alleati, stiamo lavorando non ho dubbi sul completamento del trasferimento nel giro di qualche giorno».

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