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Questo articolo è stato pubblicato il 31 marzo 2011 alle ore 12:56.

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Il piano regionale per l'emergenza immigrazione è ormai definito anche se i 50.200 posti suddivisi tra le regioni riguardano i soli rifugiati e costituiscono un tetto massimo che sembra molto lontano dalla realtà.Marco Ludovico sul Sole 24 Ore di oggi lo definisce un «piano virtuale»: i richiedenti asilo al momento sono meno di 2mila a fronte dei 22mila clandestini giunti dall'inizio dell'anno.

La polemica politica però non si placa, anche perché oggi la ripartizione regionale andrà all'esame della Conferenza unificata Stato-Regioni-città. Si può allora calcolare per ogni regione il numero di rifugiati distribuiti per 100mila abitanti e si vedrà che effettivamente il Viminale ha usato un correttivo (non noto) rispetto al parametro popolazione residente (i dati sono quelli Istat aggiornati a novembre 2010).

Tra le regioni favorite da questa correzione c'è sicuramente la Lombardia che, rispetto alla media nazionale di 84,7 immigrati accolti per 100 mila abitanti, ha un dato di 83,7. È il dato più basso tra quelli della grandi regioni. La Puglia, altra regione al centro delle polemiche, è dentro la fascia media fra 84 e 86: con 85,6 è la terza regione meridionale dopo Molise (93,8) e la Campania (85,7).

Otto regioni rientrano nella fascia media mentre cinque stanno sopra 86 e cinque sotto 84. Oltre alla Lombardia va bene all'Emilia-Romagna del presidente dei governatori Errani (83,5), le Marche (83,1), il Lazio (83,8), la Sardegna (83,6) e la Val d'Aosta che con 78 è nettamente la meno coinvolta dopo l'Abruzzo che non avrà nessun rifugiato.

Le regioni penalizzate nel rapporto rifugiati/popolazione sono tutte piccole: oltre al Molise, Trentino Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Liguria e Umbria.

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