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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2011 alle ore 12:59.

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L'Africa è in subbuglio è un altro regime potrebbe presto cadere: quello di Laurent Gbagbo, 65 anni, presidente uscente della Costa d'Avorio, il primo produttore mondiale di cacao. «E' una questione di ore», ha dichiarato un diplomatico Occidentale al Times. Gbagbo non sembra intenzionato ad arrendersi e, per bocca del suo rappresentante in Europa, Toussant Alain, denuncia un «colpo di stato» del suo rivale Alassane Ouattara, 69 anni, unico candidato riconosciuto dalla comunità internazionale quale legittimo vincitore del ballottaggio presidenziale del 28 novembre scorso, prime elezioni da dieci anni.

La defezione fatale
Il colpo fatale è stato inferto ieri dal capo di Stato maggiore Philippe Mangou che ha abbandonato il regime di Gbagbo, rifugiandosi nell'ambasciata sudafricana in Costa d'Avorio con la moglie e i cinque figli. La defezione di Mangou avrebbe incoraggiato altri due ufficiali di alto grado a lasciare le forze armate.

L'offensiva di Quattara
Le forze di Ouattara, che controllano il nord del Paese, hanno lanciato nei giorni scorsi un'offensiva nel sud, cuore del regime di Gbagbo. Dopo aver preso il controllo della capitale Yamoussoukro e conquistato il porto di San Pedro, grosso centro per l'esportazione del cacao, e la città di Aboisso, vicino alla frontiera col Ghana, 110 km a est della ex capitale, le forze di Ouattara si sono dirette ad Abidjan, la capitale economica abitata da circa quattro milioni di persone, dove stanotte ci sono stati violenti scontri con armi pesanti.

Gli scontri ad Abidjan
Dopo diverse ore di combattimenti le forze fedeli ad Alassane Ouattara hanno a conquistato la sede della televisione di Stato e lanciato l'assalto alla roccaforte di Gbagbo, nel quartiere residenziale a nord della città, difesa dalle unità di elite della Guardia Repubblicana e dei commando chiamati 'Cecos'. La conferma è arrivata da Patrick Achi, portavoce del governo parallelo nominato da Ouattara.

Una vittima
Un funzionario svedese delle Nazioni Unite é rimasto ucciso nel corso degli scontri tra le forze di Ouattara e di Gbagbo. La vittima, una donna sulla trentina, è stata centrata «da un proiettile, probabilmente vagante», ha riferito un portavoce del ministero degli Esteri di Stoccolma, Anders Joerle. La notizia era stata data poco prima dal ministro degli Esteri, Carl Bildt, durante un dibattito in Parlamento sulla partecipazione della Svezia all'intervento multinazionale in Libia.

Chiuse le frontiere
Intanto ad Abidjan vige da ieri il coprifuoco notturno, fino a domenica prossima, dalle 21 alle 6, mentre il governo di Ouattara ha annunciato la chiusura, fino a nuovo ordine, di tutte le frontiere terrestri, aeree e marittime. Molti cittadini stranieri, circa 500, hanno cercato rifugio nel campo delle forze francesi ad Abidjan. Lo ha reso noto lo stato maggiore delle forze armate a Parigi.

Il prezzo del cacao
Il prezzo del cacao intanto continua a scendere: una conferma che il mercato vede come imminente lo sblocco della situazione e la ripresa regolare delle forniture dalla Costa d'Avorio. Al Liffe di Londra i future di maggio del cacao sono in calo dello 0,5% a 1.905 sterline la tonnellata, come all'Ice di New York dove quotano 2.936 dollari la tonnellata. Le forniture si erano interrotte lo scorso 24 gennaio, quando Quattara ha bloccato le esportazioni per tagliare le fonti di finanziamento del rivale. Da allora i prezzi sono schizzati fino al massimo da 32 anni, raggiunto lo scorso 4 marzo, di 3.775 dollari la tonnellata. Da allora sono scesi e hanno perso il 9% in dieci giorni.

La guerra civile
Da quattro mesi in Costa d'Avorio è in corso una ennesima recrudescenza della guerra civile che insanguina il paese dal 2002. Il nuovo scontro è iniziato quando entrambi i candidati alle elezioni presidenziali del 31 ottobre - 29 novembre 2010 hanno detto di avere vinto. La comunità internazionale ha riconosciuto Ouattara come vincitore, ma il presidente uscente Gbagbo e i militari a lui fedeli hanno rifiutato di accettare il verdetto. Quest'ultima vampata di guerra civile secondo l'Onu ha fatto finora 500 morti.

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