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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2011 alle ore 15:11.

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Gli americani si ritirano: forze Nato dimezzate per la guerra in Libia (Ap)Gli americani si ritirano: forze Nato dimezzate per la guerra in Libia (Ap)

Washington si appresta a ritirare le sue forze dalle operazioni contro la Libia e l'operazione Unified Protector della Nato rischia di ritrovarsi azzoppata nel bel mezzo della controffensiva di Gheddafi. Il Pentagono ha annunciato che aerei e navi statunitensi hanno sospeso da oggi i bombardamenti contro obiettivi in Libia nel quadro dell'operazione a comando Nato.

Lo ha reso noto ieri il capo degli stati maggiori riuniti Usa, l'ammiraglio Mike Mullen, in una audizione al Congresso, di fronte alle Commissioni difesa di Camera e Senato, precisando che gli aerei rimarranno in 'standby', pronti a rientrare in azione se la Nato lo richiederà. «Ci sono numerosi paesi che hanno le capacità, gli armamenti e le abilità per poter essere in grado di svolgere questi compiti» ha detto Mullen mentre il segretario alla Difesa, Robert Gates ha confermato che gli Stati Uniti «diminuiranno in modo significativo l'impegno»' in Libia, eccezion fatta per i velivoli da guerra elettronica, sorveglianza, rifornimento, gli aerei radar Awacs e da operazioni psicologiche EC-130 "Commando Solo" che diffondono sui canali radio televisivi libici appelli alla resa del regime e delle forze lealiste. Tra lunedì e mercoledì gli aerei americani e alleati impegnati nel bombardamento delle forze di terra libiche hanno effettuato un numero ridotto di missioni di rilievo a causa del maltempo. I piloti ''non riescono a seguire i loro obiettivi, non riescono a vederli'', ha spiegato Mullen.

Da oggi quindi , i raid contro forze di terra libiche saranno condotti da Francia, Gran Bretagna, Canada e altri Paesi della Nato ma senza i 90 velivoli statunitensi il numero di jet disponibili per le operazioni sulla Libia scende a 115, ma non tutti in grado di svolgere operazioni di attacco al suolo per le quali l'Italia (16 jet) e la Spagna (6) non rendono disponibili i loro velivoli.

I Paesi pronti a presidiare la no-fly-zone e contemporaneamente a colpire obiettivi al suolo schierano complessivamente 86 velivoli, che scendono a 75 contando solo i jet da combattimento. Di questi almeno la metà sono assegnati al pattugliamento aereo, attività a basso rischio bellico ma che viene effettuata 24 ore al giorno impegnando aerei e piloti in turni di missione di 3 o 4 ore. I compiti di attacco ricadono quindi su una quarantina di jet francesi Rafale, Mirage 2000 e Super Etendard, Tornado britannici, F-18 canadesi ed F-16 belgi, olandesi, danesi e norvegesi.

Con numeri così ridotti non sarò possibile effettuare molte missioni di attacco al giorno e soprattutto sarà difficile mantenere una presenza costante sulle aree di combattimento tra ribelli e lealisti (Agedabia, Brega e Misurata) poiché molti aerei sono ancora necessari per bombardare le infrastrutture militari in Tripolitania come dimostrano gli ultimi raids sulle città di Khoms e Arrujban denunciate dalla tv libica. Khoms è a 100 km ad est di Tripoli, mentre Arrujban si trova 190 km a sudovest dalla capitale.

Il ruolo rivestito finora dalla componente statunitense della Coalizione è del resto ben evidenziato dai dati complessivi delle operazioni "Odissey Dawn" e "Unified Protector". Dei 214 missili da crociera Tomahawk lanciati solo 7 erano britannici e gli altri statunitensi, su 1.772 missioni aeree ben 1.103 sono state eseguite dai jet a stelle e strisce e 669 da quelli alleati: nel complesso delle prime 600 bombe sganciate sulla Libia 455 erano americane. Tra giovedì ne venerdì, primi due giorni di gestione delle operazioni affidata al comando Nato, sono state effettuate 178 operazioni aeree in Libia e 74 attacchi al suolo, un numero che dovrà essere rivisto al ribasso nei prossimi giorni. I tre quarti del peso bellico delle operazioni è infatti ricaduto finora sulle forze di Washington che hanno messo in campo anche i velivoli più adatti a fornire copertura ravvicinata (cacciacarri A-10 e cannoniere volanti AC-130 Spectre) alle milizie degli insorti che solo nelle ultime ore sembrano poter disporre di reparti decentemente addestrati impiegati per la prima volta sul fronte di Agedabia e Brega.

A complicare i raids aerei giungono poi le notizie delle prime vittime civili provocate dai bombardamenti a Tripoli e ad Agedabia. In quest'ultima località l'attacco contro un convoglio di truppe ha ucciso anche sette ragazzi tra i 12 e i 20 anni. Lo hanno confermato fonti mediche alla Bbc. A Brega invece vi sarebbe stato il primo caso di "fuoco amico" con una decina di insorti colpiti per errore da una bomba alleata. Dopo le batoste subite sulla strada per Bengasi le truppe di Gheddafi hanno adottato tattiche di mascheramento che sembrano risultare efficaci. I camion dotati di lanciarazzi Grad da 122 millimetri sono stati dipinti con colori non militari, i mezzi corazzati vengono mantenuti il più possibile dentro i centri urbani e le truppe si muovono su veicoli civili. In tal modo è impossibile distinguere dall'alto le colonne militari dal traffico civile e spesso è facilissimo confondere un mezzo dei lealisti con uno degli insorti.

L'indebolimento dello strumento aereo offensivo alleato determinato dal ritiro statunitense rischia di prolungare il conflitto lasciando alle truppe di Gheddafi ampie possibilità di resistere se non addirittura di vincere la battaglia per Agedabia. Secondo il Pentagono infatti l'intera difesa aerea e aviazione libiche sono state spazzate via nei primi giorni dell'operazione "Odissey Dawn" ma le forze terrestri avrebbero perduto solo il 25 per cento dei mezzi a disposizione.

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