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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2011 alle ore 10:53.

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Fukushima (Afp)Fukushima (Afp)

La Tepco, la società che gestisce la centrale di Fukushima, ha cominciato a riversare in mare 11.500 tonnellate di acqua «lievemente radioattiva» cioè con una concentrazione di radiazioni stimata in circa 100 volte il limite legale. L'operazione serve a liberare gli spazi di stoccaggio dell'impianto per utilizzarli per altre quantità di acqua che presentano maggiori livelli di pericolosità. L'eccessivo accumulo di acqua, presente in diverse parti dell'impianto, comprese quelle vicino a reattori e turbine, sta ostacolando i lavori della messa in sicurezza. Poco prima dell'inizio un portavoce della società si é scusato alla televisione per l'ulteriore danno all'ambiente: «Abbiamo già causato talmente tanta sofferenza e torti agli abitanti locali. Non possiamo esprimere il nostro dispiacere per aver imposto questo nuovo fardello».

La decisione è stata presa dopo il fallimento di due tentativi di bloccare la fuoriuscita di acqua altamente inquinata da una crepa di 20 centimetri del reattore numero 2 . I tecnici giapponesi hanno tentato di immettere del cemento nella fessurazione per otturare la falla dalla quale il liquido continua a riversarsi direttamente nell'oceano. Per valutare ulteriori fonti di fuga dell'acqua radioattiva è stato anche iniettato un colorante bianco sulle bolle d'acqua risalenti dal basso.

Allarme Ispra: il rischio c'è
Secondo Luciano Bologna, esperto del servizio di radioprotezione dell'Ispra lo sversamento di acqua radioattiva nell'oceano comporta «un rischio serio per l'ecosistema marino, anche se va valutata la capacità di diluizione dell'oceano, di cui ci auguriamo i giapponesi abbiano tenuto conto con attenzione». I dati finora raccolti, malgrado tutto, sono incoraggianti: «Da quando si è capito che i reattori stavano perdendo acqua contaminata - spiega Bologna - abbiamo iniziato i campionamenti sui pesci, e finora sono stati quasi tutti negativi, tranne dei casi di cesio 137 nelle acciughe, comunque con valori di poco superiori ai limiti consentiti». I pesci, insomma, finora sono poco o per niente contaminati dalle radiazioni, ma l'area è certamente compromessa: «Monitorando un'area marina di 300 metri rispetto alla centrale si sono scoperti valori di iodio e cesio in quantità molto elevate, mentre allargando il raggio, fino a 10 chilometri, si registrano ancora radionuclidi ma con valori notevolmente inferiori. Lo si deve alle capacità diluitorie delle correnti».

Il bilancio a tre settimane dalla tragedia
A tre settimane dal disatro secondo la polizia i morti accertati sono 12.157 e i dispersi 15.496.

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