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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2011 alle ore 11:06.

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Il ministro della Difesa, Ignazio La RussaIl ministro della Difesa, Ignazio La Russa

Lettera di censura al ministro della Difesa, Ignazio La Russa: è questa la decisione, presa a maggioranza, dall'ufficio di presidenza della Camera, che ha approvato la proposta del collegio dei questori di sanzionare così lo scontro verbale di La Russa nei confronti del presidente della Camera, Gianfranco Fini, avvenuto in Aula durante l'esame del ddl sul processo breve, dopo l'intervento del ministro sulla contestazione avvenuta all'esterno di Montecitorio. La lettera di censura, elevata ai sensi dell'articolo 60 del regolamento, sarà inviata, per conoscenza, anche al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

«È una decisione che rispetto, ne prendo atto con grande serenità. Leggerò la lettera e risponderò, naturalmente con il massimo rispetto, ma finalmente mettendo in fila i fatti così come sono avvenuti», ha commentato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa.

Il voto
A votare contro, solo l'Italia dei Valori, con Silvana Mura. Gli Udc Rocco Buttiglione e Renzo Lusetti, insieme a Donato La Morte (Fli), si sono astenuti. Hanno invece lasciato l'ufficio di presidenza, in segno di non condivisione della proposta, la vicepresidente della Camera Rosy Bindi e Giampiero Bocci (ambedue Pd) che hanno deciso comunque, per rispetto alla presidenza, di non esprimere un voto contrario. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, a inizio seduta ha auspicato la massima coesione dell'Ufficio di presidenza, ringraziando per la grande responsabilità i deputati questori e tutto l'ufficio. Fini non ha svolto considerazioni nel merito della questione sul tappeto.

La proposta dei questori
«Tenuto conto delle conclusioni cui è pervenuta la Giunta per il regolamento, il collegio dei questori ha conclusivamente convenuto di proporre all'ufficio di presidenza, che, nell'esprimere la più viva deplorazione del comportamento tenuto dall'onorevole La Russa nei confronti della Presidenza, richieda a quest'ultima di indirizzare al medesimo deputato una lettera di fermo richiamo». È questa la proposta dei deputati questori della Camera, Gabriele Albonetti, Francesco Colucci e Antonio Mazzocchi approvata dall'ufficio di presidenza. «Riteniamo la proposta dei questori riduttiva - ha spiegato Renzo Lusetti dell'Udc - ma per rispetto alla situazione che c'è stata e che ci sarà questa settimana abbiamo deciso di astenerci per rasserenare il clima». Soddisfatto il Pdl: «Era l'unica sanzione possibile con il regolamento attuale», ha sottolineato Gregorio Fontana del Pdl che ha chiesto «attenzione a quanto è successo mercoledì in piazza Montecitorio».

Rosy Bindi: la censura è troppo poco
La decisione, per l'Italia dei Valori, «è acqua fresca, ed equivale a dire che da oggi chiunque in aula può insultare in maniera volgare la presidenza e invocare il precedente fatto valere per il ministro della Difesa». Per questo, sottolinea Silvana Mura, «ho votato contro e ho chiesto quindici giorni di sospensione dal voto per il deputato La Russa. Senza nessuna polemica, penso che non sia stato un bene che il mio sia stato l'unico voto contrario in una vicenda come questa». La censura è «troppo poco», rilancia Rosy Bindi, «è una sanzione che è stata applicata per fatti molto meno gravi: ricordo - ha insistito - che il deputatoo Fabio Evangelisti (Idv) è stato sospeso per quindici giorni solo perchè aveva fatto dei gesti. Qui siamo in presenza di un ministro che ha offeso e provocato l'aula, ha offeso il capogruppo del principale partito di opposizione, ha offeso la presidenza...».

Da Fini mandato per modifiche regolamento
Da segnalare infine che durante l'ufficio di presidenza Gianfranco Fini ha ufficializzato il mandato a due deputati perchè siano relatori di una proposta di modifica del Regolamento della Camera. Una modifica che dovrebbe sopperire, per il futuro, a due lacune: che cosa fare quando ci si trovi a dover sanzionare il comportamento di un ministro nell'Aula della Camera e quando ci si trovi, eventualmente, nella medesima situazione ma con un ministro non parlamentare.

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