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Questo articolo è stato pubblicato il 08 aprile 2011 alle ore 06:37.

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A Lisbona fino a 90 miliardi. Il ministro delle Finanze portoghese, Fernando Teixeira Dos Santos (Ansa)A Lisbona fino a 90 miliardi. Il ministro delle Finanze portoghese, Fernando Teixeira Dos Santos (Ansa)

di Alessandro Merli
BUDAPEST - Dall'estrema periferia d'Europa al centro della crisi. Dopo aver presentato mercoledì sera richiesta d'aiuto all'Unione europea, il Portogallo dominerà oggi e domani la discussione fra i ministri finanziari a Budapest. E anche se non è attesa alcuna decisione formale, cominceranno a delinearsi tempi e ammontare del salvataggio, che si presume possa arrivare a 80, o anche 90, miliardi di euro e cui parteciperà anche il Fondo monetario.

I partner europei hanno accolto con sollievo la decisione di Lisbona, dato che l'insistenza del Governo, ora dimissionario, di José Socrates nel procrastinare l'appello ai finanziamenti europei è stato considerato dagli altri Paesi un fattore aggravante delle recenti tensioni sui mercati finanziari e un potenziale elemento di contagio.

«Il Portogallo dovrà impegnarsi a fare degli sforzi», ha dichiarato alla partenza per Budapest il ministro francese Christine Lagarde. Il suo collega tedesco, Wolfgang Schäuble, ha osservato che il negoziato con Lisbona potrebbe chiudersi in due-tre settimane, ma si presenta all'incontro portando il peso di una serie di sconfitte elettorali del Governo Merkel attribuite in larga misura all'avversione del contribuente tedesco ai salvataggi europei. Anche se i fondi per il Portogallo fanno già parte delle disponibilità dello strumento salva-Stati Efsf, difficilmente la Germania si mostrerà particolarmente malleabile su altri due temi in discussione qui: la riduzione dei tassi d'interesse pagati dall'Irlanda e l'estensione dell'Efsf stesso.

Dall'Ecofin di Budapest dovrà però venire qualche segnale anti-contagio. La barriera deve essere eretta sulla frontiera Portogallo-Spagna. Dipenderà anche dalla riunione di questi due giorni se il caso portoghese sarà, dice Jonathan Loynes, di Capital Economics, «una linea che delimita i Paesi periferici colpiti dalla crisi o aprirà una nuova, pericolosa fase».

Dagli osservatori di mercato la richiesta portoghese di aiuto è stata accolta positivamente. «Dovrebbe aiutare il Paese a intraprendere le necessarie riforme strutturali per rilanciare la crescita e riguadagnare competitività internazionale», sostiene Francesco Garzarelli, di Goldman Sachs. Ma il vero nodo è considerata la politica portoghese, in piena campagna verso le elezioni del 5 giugno, una data che interferisce con le necessità di finanziamento di Lisbona che richiedono 9 miliardi di euro entro metà giugno. Lo stesso portavoce dell'Esecutivo uscente ieri ha detto che «la soluzione dovrà tener conto delle limitazioni dell'attuale Governo», formalmente in carica solo per l'ordinaria amministrazione. Anche se il principale partito d'opposizione, il conservatore Psd, ha espresso sostegno alla trattativa europea, l'Europa e l'Fmi vorranno probabilmente un impegno esplicito da parte delle forze politiche a rispettare gli accordi qualunque sia il risultato delle urne. È quanto l'Fmi pretese nel 2002 in Brasile, quando venne negoziato un maxi-pacchetto di prestiti nell'imminenza del voto.

«La forza dell'impegno politico» a mettere in atto le misure concordate è il primo elemento, dice Douglas Renwick, dell'agenzia di rating Fitch (che venerdì scorso ha declassato il Portogallo a BBB-), a essere esaminato per un'eventuale correzione delle prospettive oggi «negative». Restano «notevoli incertezze sulla fattibilità di trovare un accordo fra i partiti sulle misure di austerità da prendere», osserva in una nota Giada Giani, di Citigroup. C'è inoltre il rischio che l'instabilità possa prolungarsi dopo il voto, se il Pds, insieme agli alleati della destra del Pp/Cds, non riuscisse a ottenere la maggioranza assoluta dei seggi: secondo gli ultimi sondaggi, questa probabilità è tuttora in bilico. Una grande coalizione che dovesse includere i socialisti sarebbe per forza instabile nel medio termine, secondo Antonio Garcia Pascual, di Barclays Capital.

LA PAROLA CHIAVE

Prestito ponte
Nella finanza internazionale si definisce prestito ponte un finanaziamento a breve termine concesso in via preliminare dalle istituzioni sovranazionali per far fronte a una situazione di emergenza, tipicamente all'impossibilità di un Paese di far fronte alle esigenze di cassa o alle scadenze del debito. Nel caso del Portogallo nei giorni scorsi è stata avanzata l'ipotesi di un prestito ponte da parte dell'Unione europea e del Fondo monetario per aggirare l'impasse politica che a Lisbona si è sommata alla grave crisi economica. Il prestito ponte viene concesso per definizione con un orizzonte temporale limitato e serve a garantire la solvibilità del Paese che lo riceve in attesa che venga negoziato un prestito a scadenza più lunga

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