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Questo articolo è stato pubblicato il 07 aprile 2011 alle ore 09:54.

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«Per ora il rischio contagio alla Spagna non c'è perché gli spread con i bund tedeschi in questi giorni si sono ridotti e il mercato scontava da tempo questa richiesta di aiuto finanziario del Portogallo alla Ue e all'Fmi», dicono gli economisti Marco Valli e Tullia Bucco di Unicreditgroup a Milano.

Da giorni il trio periferico composta da Grecia, Irlanda e Portogallo andavano in un senso, mentre la Spagna in un altro. Ma se per ora la situazione sembra, dunque, circoscrivere i pericoli che il fuoco della crisi dei debiti sovrani superi il confine lusitano e si allarghi nella penisola iberica, resta l'incertezza sulla mancanza di un governo stabile a Lisbona.

L'asta portoghese di ieri, sebbene assorbita al 90% dal mercato domestico, ha toccato tassi del 5,45% di media per i t-bill semestrali e annuali, peggio, molto peggio delle ultime aste della Grecia. Tassi più alti di quanto sconta Atene «perché la Grecia del premier George Papandreou ha fatto l'operazione trasparenza di tutti i bubboni nascosti mentre Lisbona resta ancora in una zona d'ombra», dice un analista di una banca d'affari londinese che preferisce mantenere l'anonimato.

Poi ci sono le esigenze di finanziamento: ad aprile scadono bond per 4,3 miliardi di euro e a giugno per 4,9 miliardi di euro, così le richieste di funding arrivano a un totale di 9,2 miliardi mentre in cassa a Lisbona a fine giugno, secondo indiscrezioni attendibili, ci saranno appena 3 miliardi di euro. Ecco spiegato il motivo del bailout. Urge dunque un prestito ponte di 10-15 miliardi su un totale di circa 70 miliardi complessivi, di cui una decina da dare alle banche lusitane. Ma come fare se non c'è un governo stabile? Chi prenderà l'impegno di fare le riforme lacrime e sangue in cambio dei prestiti Ue e Fmi?

È chiaro che la crisi portoghese a differenza di quella irlandese non è eminentemente bancaria (anche se gli istituti portoghesi fanno fatica a finanziarsi sul mercato secondario a causa della crisi del debito sovrano) ma è una crisi di crescita, o meglio di mancata crescita del Pil e quindi di competitività da recuperare. Motivo per cui serve un Esecutivo forte, condiviso e autorevole che si prenda carico di far passare le necessarie riforme strutturali che ridiano competitività all'economia portoghese oggi marginalizzata.

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