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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2011 alle ore 14:53.

Chi ha acceso di nuovo la miccia della protesta al Cairo che ha provocato almeno due morti e 71 feriti a piazza Tahrir? Vecchie conoscenze dei servizi del precedente regime magari con qualche copertura all'interno dele nuove leve del potere? Un colpo di coda di chi non vuole perdere l'influenza e le ricchezze di un tempo ed evitare i processi o i congelamenti dei fondi finanziari? La situazione è confusa molto fluida mentre torna la violenza a piazza Tahrir, il simbolo della rivoluzione che ha posto fine al regime trentennale di Hosni Mubarak. I Fratelli musulmani restano silenti e nell'ombra in attesa di uscire allo scoperto come la forza più organizzata.
Nella notte tra venerdì e sabato intanto si sono verificati violenti scontri con sassaiole e colpi di arma da fuoco sparati dalle forze dell'ordine, che secondo fonti mediche, hanno causato almeno due morti.
Le forze di sicurezza hanno detto di avere sparato in aria per disperdere i gruppi di manifestanti che erano rimasti sulla piazza diventata il simbolo del nuovo Egitto sempre più in crisi economica dopo l'inizio del coprifuoco, al termine della mega-manifestazione di ieri per chiedere che Mubarak e il suo entourage vengano processati. Stamani un autobus per il trasporto di truppe che da giorni stazionava davanti all'ingresso della Lega Araba stava ancora bruciando su piazza Tahrir, dopo la battaglia, e ambulanze erano sulla piazza, che è stata chiusa dalle forze armate anche con filo spinato.
Un automezzo con rimorchio blocca di traverso l'ingresso dal lato del Museo egizio, davanti al quale si sono dislocati i mezzi dell'esercito che non sono visibili sulla piazza, dove non c'e nemmeno un presidio della polizia. Fra i manifestanti gira voce che i morti potrebbero essere sette, mentre dalle forze armate arrivano smentite che gli scontri, i primi dall'11 febbraio, quando Mubarak ha lasciato il potere, abbiano provocato vittime.
Il consiglio supremo delle forze armate ha diffuso in tarda mattinata il comunicato numero 34 nel quale ha annunciato di avere ordinato l'arresto di un esponente di spicco del partito dell'ex rais, accusato di avere istigato le violenze in piazza. Si trattrebbe quindi di un colpo di coda di appartenenti al vecchio entourage di Mubarak che non si rassegnano all'emarginazione.
Diversa la ricostruzione dei manifestanti, secondo i quale gli scontri sono avvenuti ieri perchè un gruppo consistente, un centinaio, fra soldati e sottoufficiali si è unito ai manifestanti provocando a quel punto come minacciato le reazione delle forze dell'esercito fedeli agli attuali vertici, ai quali si sono sono uniti gli agenti di polizia in piazza. I manifestanti hanno detto che si stanno organizzando per convocare un'altra grande manifestazione nel pomeriggio.
Ufficiali in piazza, chiesto l'arresto di Ibrahim Kamal
Diversi ufficiali in uniforme si sono aggiunti alla manifestazione di molte decine di migliaia di persone a piazza Tahrir al Cairo, per chiedere che il presidente deposto Hosni Mubarak e altri responsabili del suo regime siano processati. La notizia è stata confermata giornalisti presenti sul posto. E il consiglio supremo delle forze armate egiziano ha ordinato l'arresto di Ibrahim Kamal, esponente di spicco del Partito nazionale democratico dell'ex rais Hosni Muabarak, con l'accusa di avere incitato gli scontri.
«Le nostre domande sono le vostre domande. Vogliamo un governo civile. Vogliamo che i corrotti siano processati, non semplicemente far applicare la legge alla gente comune», ha dichiarato uno di loro prendendo la parola da un podio improvvisato, che da giorni è diventato una specie di speaker corner, con altri sei ufficiali.
I sette uomini, tutti luogotenenti, hanno mostrato i loro distintivi militari per testimoniare che erano tutti soldati e non dei civili travestiti da militari. Nell'Egitto di oggi tutto è possibile. Alla vigilia di questa manifestazione sono apparsi molti video su Youtube, in cui persone che si presentano come ex ufficiali accusano il Consiglio supremo delle forze armate, a cui Mubarak ha consegnato il potere, di tradire gli ideali della rivolta popolare del 25 gennaio. I messaggi che invitavano i soldati a unirsi alla manifestazione hanno indotto l'esercito a minacciare di pene detentive i manifestanti che avessero indossato uniformi senza averne i requisiti.
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