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Questo articolo è stato pubblicato il 12 aprile 2011 alle ore 13:58.

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La lunga giornata del processo breve. E i big del Pd leggono la Costituzione. Nella foto il guardasigilli, Angelino Alfano (Ansa)La lunga giornata del processo breve. E i big del Pd leggono la Costituzione. Nella foto il guardasigilli, Angelino Alfano (Ansa)

Una giornata cominciata nel segno della tensione e proseguita sul filo di una guerra di nervi tra maggioranza e opposizione. Il processo breve, il cui esame è ripreso nel pomeriggio, è tornato così protagonista nell'Aula di Montecitorio e ha tenuto i deputati incollati ai banchi fino a tarda notte causa il tour de force deciso in conferenza dei capigruppo.

Scintille in notturna attorno al regolamento
Anche in notturna, poi, non sono mancate le scintille attorno al regolamento. A ciascun deputato dell'opposizione la vicepresidente Rosy Bindi ha infatti concesso 15 secondi di intervento a testa, malgrado si fossero esauriti i tempi per parlare a titolo personale. Ma questo non è bastato a placare gli animi. Non conosce il regolamento», è stata l'accusa lanciata dal collega di partito Roberto Giachetti. Mentre la maggioranza, con Fabrizio Cicchitto, le ha contestato l'annullamento del contingentamento dei tempi. Domani mattina si ripartirà alle 9,30 e sarà un'altra lunghissima no-stop prima del voto finale previsto in serata.

Grasso boccia il ddl: così si fa morire il processo
Dentro il Parlamento dunque la maggioranza ha serrato i ranghi. Ma fuori si moltiplicano le critiche al provvedimento. E oggi è stata la volta del procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che ha bocciato il ddl. «È un modo per far finire il processo, per farlo morire». Mentre l'Anm è tornata sul comizio improvvisato ieri dal premier Silvio Berlusconi davanti al tribunale di Milano. «L'appello alla piazza, la denigrazione dei magistrati, il clima di crescente e organizzata ostilità, simbolicamente rappresentata davanti ai luoghi in cui ogni giorno migliaia di cittadini sono processati in nome della legge, costituiscono un irresponsabile atto di delegittimazione di un fondamentale potere dello Stato e un palese tentativo di turbare la serenità dei magistrati nell'esercizio delle loro funzioni».

In Aula subito scontro tra maggioranza e opposizione
Tensione altissima, quindi, sulla giustizia. E in Aula lo scontro si è acceso sin dall'esordio della seduta con il centro-destra che ha subito respinto la richiesta di rinvio in commissione avanzata dal Pd. Ma è stata solo la prima delle "trappole" ostruzionistiche messe in campo per mandare sotto la maggioranza: i big del Pdl hanno letto a un certo punto anche gli articoli della Costituzione. E l'Idv non è stata da meno: i deputati dipietristi hanno infatti tentato di rallentare l'iter dando conto di tutti i processi che verranno bloccati se passerà la prescrizione breve.

L'arringa di Alfano: a rischio solo lo 0,2% dei processi penali
Insomma, la battaglia è proseguita per tutta la giornata e il clima si è surriscaldato durante l'arringa difensiva sulla prescrizione breve firmata dal guardasigilli Angelino Alfano. «L'impatto di questa norma è legato a due circostanze: riguarderebbe solo i processi in primo grado che sono stati 125mila nel 2009 e solo gli incensurati che sono il 55% sul totale dei condannati. Quindi i processi penali a rischio diventano circa lo 0,2% mentre ogni anno si prescrivono in media il 5% dei procedimenti penali aperti». Per il disastro di Viareggio, ha quindi spiegato il guardasigilli, «con questa nuova norma la prescrizione maturerebbe in 23 anni e 4 mesi, cioè nel 2032. Mentre la prescrizione dell'omicidio colposo plurimo scatterebbe nel 2044». Analoghe considerazioni, prosegue Alfano, «vanno fatte anche sull'Aquila: i reati per cui è scattato il processo si prescrivono in 10 anni, aumentabili a 11. Siamo a soli due anni dal terremoto credo ci sia tutto il tempo per portare a termine il processo».

In azione i "buttadentro" del Pdl per disinnescare i voti a sorpresa
Il Pdl si era però attrezzato sin dal mattino per rispondere colpo su colpo all'ostruzionismo dell'opposizione. E in Transatlantico erano spuntati a un certo punto anche i parlamentari incaricati di "buttare dentro" i deputati della maggioranza in caso di votazioni improvvise. Come Francesco Paolo Sisto che aveva cominciato a controllare l'aula dagli schermi e, contemporaneamente, a vegliare sui colleghi fermi alla buvette per un caffé o in cortile per una boccata d'aria. Obiettivo: acciuffare i deputati e riportarli in Aula in caso di voti a sorpresa.

La previsione mattutina di Letta: sarà una giornata difficile
Che l'appuntamento odierno sarebbe stato comunque pieno di incognite lo aveva ravvisato anche il sottosegretario, Gianni Letta, che in mattinata si era lasciato andare a un commento preoccupato. «Quella che si preannuncia è una settimana incandescente, e quella di oggi sarà una giornata difficile. Le nostre solite responsabilità - aveva poi aggiunto Letta - sono aggravate dalla guerra in Libia e dalla questione degli immigrati. Si aggiungono queste giornate incerte, affannose e amare».

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