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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2011 alle ore 06:37.

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Il ministro dell'economia Giulio Tremonti (Olycom)Il ministro dell'economia Giulio Tremonti (Olycom)

di Dino Pesole
Prima di tutto un messaggio diretto a rassicurare Bruxelles e i mercati: nell'interesse del Paese «non esistono i presupposti di una crescita duratura ed equa, senza stabilità dei conti pubblici. La crescita non si fa più in deficit». Poi il dettagliato elenco delle riforme già approvate, pensioni in primo luogo, e quelle in arrivo, come la riforma fiscale.

Un lungo capitolo è dedicato al Mezzogiorno: si parla espressamente di «discontinuità» rispetto alle politiche adottate finora, perché l'Italia «è un Paese duale ma non vogliamo che diventi un Paese diviso». Ecco allora la ricetta proposta dal Governo: interventi concentrati attraverso una «regia nazionale» su grandi interventi infrastrutturali, crediti d'imposta e fiscalità di vantaggio «ove possibile». Il Programma nazionale di riforme che il Consiglio esaminerà oggi insieme al nuovo Def (Decisione di finanza pubblica) si apre con un'introduzione del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, in cui si sintetizza la ratio dei documenti che il governo si appresta a inviare a Bruxelles.

Adempimento che - sottolinea lo stesso Tremonti - si colloca all'interno del «semestre europeo» e dunque racchiude l'impegno programmatico del Governo sul fronte decisivo delle riforme da attuare per sostenere la crescita e l'occupazione. La presentazione dei due documenti (Pnr e Def) è resa possibile anche dall'approdo sulla Gazzetta ufficiale di ieri della legge (numero 39 del 7 aprile) che modifica la contabilità pubblica e la adegua alle regole comunitarie.

Questo il nuovo quadro macroeconomico: il target 2011 per la crescita è dell'1,1% (mezzo punto sotto la media europea), si passa all'1,3% nel 2012 e all'1,5% nel 2013. All'interno di questo nuovo assetto programmatico, si prevede per l'anno in corso che i consumi finali crescano dello 0,8%, per passare allo 0,9% nel 2012 e all'1,1% nel 2013. L'aggregato comprende per l'anno in corso consumi da parte delle famiglie in crescita dell'1,1% (attorno allo zero per le pubbliche amministrazioni).

Gli investimenti sono previsti in crescita dell'1,8% nel 2011 (2,5% nel 2012, 2,7% nel 2013), le esportazioni del 4,8% (4,3% e 4,5% nel biennio successivo) mentre il saldo corrente della bilancia dei pagamenti si attesterà a -3,3 per cento. Nella valanga di dati e tabelle che corredano il documento (nel totale oltre 100 cartelle) emerge il dato relativo all'inflazione programmata, pari all'1,5% nel 2011, 2012 e 2013. Tra i contributi alla crescita del Pil per l'anno in corso, si segnala l'incremento dell'1% della domanda nazionale al netto delle scorte. Il tasso di disoccupazione si attesterà quest'anno all'8,4%, nel 2012 all'8,3% e all'8,2% nel 2013.

Per quel che riguarda il deficit, i dati sono affidati al «Def» e in via di ulteriore limatura rispetto al target precedente (3,9% nel 2011, sotto al 3% nel 2012). Stando agli ultimi dati, suscettibili di modifica, si andrebbe verso una conferma delle stime precedenti, con una possibile variazione al rialzo del deficit 2011. Quanto al debito, si toccherà quest'anno il 120,3% del Pil.

Nel corposo capitolo dedicato alle politiche per rilanciare il Sud, si parla di una «questione legale» legata alla necessità primaria di ripristinare nel Mezzogiorno condizioni minime di legalità, così da aprire la strada agli investimenti produttivi. La premessa racchiude la filosofia di fondo: «Ferme restando le leggi penali, il principio deve essere che tutto è libero fuorché ciò che è vietato». Nel Sud, osserva Tremonti, lo sviluppo «è il prerequisito della normalizzazione del territorio e della lotta alla criminalità organizzata».

Oltre alla riforma delle pensioni e a quella del fisco, un capitolo ad hoc è dedicato alla «sanità e al federalismo fiscale» con annessa lotta all'evasione, un altro alla concorrenza, infine le imprese e la Pa. Si passa poi alla semplificazione degli obblighi formali, per rilanciare prima di tutto l'autocertificazione, gli sportelli unici per le imprese, e il principio della «burocrazia zero» nel Mezzogiorno. Infine l'energia, «il capitale umano e l'innovazione», «il mercato del lavoro e la coesione sociale», «i divari territoriali» con annesso il piano per il Mezzogiorno e la Banca per il Sud. Nel testo compare anche la valutazione dell'impatto delle singole riforme contenute nel «Piano nazionale» in termini di crescita del Pil. Alla voce «lavoro e pensioni» si stima che il contributo alla crescita si attesti allo 0,6% nel 2014, all'1,2% nel 2017 e all'1,6% nel 2020. L'intero piano è tarato sul timing fissato dall'«agenda 2020» della Commissione europea. Alle «riforme dell'Italia» è dedicato in questo contesto buona parte del documento (73 pagine).
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