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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2011 alle ore 09:18.

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Camera dei Deputati, discussione sul processo breve. Fabrizio Cicchitto con Angelino Alfano (ANSA)Camera dei Deputati, discussione sul processo breve. Fabrizio Cicchitto con Angelino Alfano (ANSA)

Il processo breve si avvicina a tappe forzate verso il traguardo e ottiene il primo sì, quello della Camera, che ha approvato il provvedimento con 314 voti favorevoli e 296 contrari. Oggi nuova maratona attorno al ddl, il cui esame è stato caratterizzato da polemiche accese durante il dibattito (leggi l'Abc). L'aula ha approvato anche l'articolo che riduce i tempi della prescrizione per gli incensurati (306 voti favorevoli e 288 contrari). Alle 19 sono cominciate le dichiarazioni di voto finale e poi è arrivato l'ok definitivo al provvedimento. Intanto davanti a Montecitorio continua la protesta del popolo viola che ha organizzato un sit-in con i familiari delle vittime dei processi falcidiati dalla prescrizione breve.

La maggioranza supera anche la prova del voto segreto
La maggioranza procede dunque senza intoppi e supera anche lo scoglio del voto segreto su un emendamento dell'Idv. Risultato: proposta bocciata con 316 voti contrari e 288 favorevoli. Uno scarto di sei voti in più rispetto alle votazioni a scrutinio palese dove l'asse Pdl-Lega-Responsabili non ha mai superato quota 310. Così l'esito del voto offre al capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, l'occasione per una stoccata all'opposizione. «Lo scrutinio segreto, con un risultato di 8-10 voti in più per noi, ridicolizza la sinistra che ci ha chiaramente passato dei voti».

Bocciato l'emendamento del Pd pro L'Aquila
Nel pomeriggio il Pd aveva anche presentato un emendamento per "stralciare" dalla prescrizione breve i reati di omicidio colposo e stragi. Sottraendo così dall'impatto del ddl il processo per i crolli del terremoto dell'Aquila (tra cui quelli per la Casa dello studente, 220 fascicoli aperti dalla procura e 15 persone sotto accusa, appena cominciato) e quello per il disastro ferroviario di Viareggio. «Mi rivolgo ai singoli parlamentari di maggioranza - aveva detto il capogruppo del Pd, Dario Franceschini - perché, anche con il non voto, colgano l'occasione di stralciare da questo provvedimento almeno i reati commessi da quelli che hanno causato la morte sotto le macerie di cittadini innocenti dell'Aquila». Ma l'emendamento, fatto proprio anche da Idv e Fli, è stato bocciato dall'aula.

Ieri l'arringa difensiva di Alfano
Ieri il guardasigilli aveva invece respinto le polemiche legate al possibile impatto sui processi di Viareggio e dell'Aquila. Per il primo, aveva detto Alfano, i pm stanno procedendo «per reati gravissimi, come l'omicidio colposo plurimo e il disastro ferroviario, puniti con pene molto severe e che si prescriveranno, quindi, in un tempo lontanissimo». Se il processo breve verrà approvato la prescrizione del disastro ferroviario di Viareggio, aveva aggiunto il guardasigilli, «maturerebbe in 23 anni e quattro mesi, quindi nel 2032, e la prescrizione dell'omicidio colposo plurimo addirittura dopo, fino a un massimo di 35 anni dai fatti, quindi nel 2044». Analoghe considerazioni, aveva proseguito il ministro, «valgono per i processi per il terremoto dell'Aquila, dove il termine di prescrizione si ridurrebbe di soli dieci mesi».

Bossi sicuro: il ddl passa. L'appello dei vescovi: serve più serenità
Stamane intanto il leader del Carroccio, Umberto Bossi, aveva ostentato sicurezza. «Il processo breve? Passa, passa tutto. Il governo ha i numeri». Mentre il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, aveva pronunciato un appello alla moderazione. «È necessario un clima di maggiore serenità, altrimenti non si arriva da nessuna parte».

Giachetti (Pd) attacca Fini. Poi corregge il tiro: stima immutata
L'inizio della seduta era stato scandito poi da nuove scintille scatenate questa volta dall'intervento del democratico Roberto Giachetti, che aveva preso la parola per criticare il presidente della Camera Gianfranco Fini e la sua conduzione dei lavori. «Da quando la Lega e il Pdl l'hanno criticata, lei si è comportato come il peggiore presidente». Giachetti, poco dopo, aveva però corretto il tiro riconoscendo che il suo «è stato un discorso duro», ma che «non mette minimamente in discussione la stima e il rispetto che nutro per il presidente della Camera».

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