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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2011 alle ore 17:44.

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Risponde subito al messaggio di Giorgio Napolitano sul processo breve. «Manderemo al Quirinale il ministro Alfano per spiegare le false notizie diffuse sul provvedimento, lo convinceremo che la legge non va contro la Costituzione». E ai suoi detta subito una nuova road map: avanti adesso con le intercettazioni, le riforme istituzionali e il riassetto della giustizia. Silvio Berlusconi indica la rotta all'indomani dell'ok della Camera al processo breve e in un vertice con lo stato maggiore del partito sprona le truppe a procedere a tambur battente per centrare gli altri traguardi. «Abbiamo la maggioranza, usiamola».

L'appello: cerchiamo convergenze con singoli deputati di Fli e Pd
Al centro del suo programma resta ovviamente la giustizia sulla quale, ragiona il premier con il gotha del partito, è possibile trovare alcune convergenze con singoli deputati del Pd e di Fli. Come dimostra il voto di ieri e lo scarto registrato sul voto segreto di un emendamento al ddl che ha segnalato un pacchetto di sei voti in più rispetto alla soglia toccata dalla maggioranza nel corso delle altre votazioni. Franchi tiratori, insomma, che il Cavaliere è convinto di poter attirare a sé anche su altre partite.

Il guardasigilli presto al Colle per convincere Napolitano
Quella del processo breve non è ancora chiusa. Manca l'ok del Senato, ma soprattutto occorre superare lo scoglio del Colle. A Berlusconi sono giunte forti e chiare le parole pronunciate dal capo dello Stato sul provvedimento appena licenziato da Montecitorio. «Valuterò i termini di questa questione quando saremo vicini al momento dell'approvazione definitiva in Parlamento». Ma il Cavaliere ha già pronta la contromossa e Alfano, come confermerà al termine della riunione Luciano Sardelli, capogruppo dei Responsabili, andrà al Colle per convincere il presidente della Repubblica. «È un provvedimento che non influenza minimamente - è il ragionamento fatto dal premier nel corso del vertice - i grandi processi sulla strage di Viareggio».

Mai detto che Alfano sarà mio successore
Poi il capitolo della successione e la presunta investitura del guardasigilli che ha provocato la sollevazione della base (Verdini ha raccontato di migliaia di mail e fax di sostenitori preoccupati di un possibile abbandono del premier), ma anche parecchi mal di pancia dentro un partito già molto lacerato. «Non ho assolutamente detto che Alfano sarà il mio successore - prova a chiarire il premier -. A una domanda specifica sul ministro Alfano, ho detto che è uno capace. Ma poiché siamo un partito democratico, il mio successore lo deciderà il partito».

Quindi una battuta sul delfino. «Dopo tutto quello che già mi attribuiscono figuratevi se mi vado a prendere le colpe di chi verrà dopo di me». Insomma, per il momento il capitolo successione torna nel cassetto. Davanti c'è una scadenza più stringente, le elezioni amministrative e il Cavaliere non nasconde le difficoltà. «Non sarà una passeggiata, bisogna darsi da fare e lavorare». Gli ultimi sondaggi su Milano e Napoli lo preoccupano, e anche parecchio. (Ce.Do.)

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