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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2011 alle ore 06:37.

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Detto ciò, la Grecia riuscirà a tornare sui mercati nel 2012, come previsto?
Per tornare sul mercato bisogna che gli investitori abbiano fiducia. Se si continua a ventilare la possibilità di ristrutturare il debito nessun investitore privato si prenderà il rischio di comprare titoli di Stato greci.
E se non riuscirà a tornare sui mercati?
Se non ha altre forme di finanziamento, la Grecia si troverà nella drammatica situazione di non riuscire a pagare gli stipendi dei propri dipendenti pubblici, le pensioni, ecc. In questo caso fallire o ristrutturare il debito non aiuterebbe, perché la Grecia ha un disavanzo primario e deve comunque indebitarsi per finanziare le spese correnti.
Quale è la soluzione allora?
Continuare ad applicare il programma di risanamento, e le riforme concordate con l'Fmi e l'Unione europea, a cominciare dalle privatizzazioni che consentirebbero di ridurre il debito. Non ci sono alternative.
Eppure, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble avrebbe detto che i timori legati a una ristrutturazione del debito, oggi della Grecia, domani di un altro Paese, sono «esagerati».
Ho già sentito queste accuse, per esempio nel settembre 2008, quando alcuni sostenevano che il mercato aveva avuto tutto il tempo per far fronte al fallimento di una banca d'investimento e che i rischi di contagio sarebbero stati contenuti. Lehman Brothers è stata fatta fallire e questo è stato un errore di valutazione madornale, pagato con la più grossa crisi finanziaria dal dopoguerra, con milioni di disoccupati. Vogliamo riprovarci? Veramente non abbiamo capito nulla di questa crisi? La Bce intende dire chiaramente ai governi quali rischi prendono se si comportano allo stesso modo. Sta poi a loro decidere.
Ma l'ipotesi di una ristrutturazione dei debiti sovrani nella zona euro non si imporrà da sé nel 2013, quando verrà attivato l'Esm, il nuovo paracadute europeo per i Paesi più indebitati?
Come è stato ribadito nel recente Consiglio europeo le ristrutturazioni del debito dovranno rimanere eventi eccezionali, anche dopo il 2013, e solo in casi drammatici come quelli che in passato si sono verificati, generalmente in Paesi sottosviluppati come lo Zimbabwe o l'Ecuador, mai nei Paesi dell'Unione europea.
Intanto anche il Portogallo, in campagna elettorale, ha chiesto aiuto all'Unione. Si riuscirà a trovare un accordo che possa essere fatto proprio dal prossimo Governo, quale esso sia?
Non ci sono alternative al risanamento e alle riforme. Il problema del Portogallo è la bassa crescita. Per far fronte ad una crisi come quella che sta attraversando c'è bisogno di unità nel Paese, con un accordo tra maggioranza e opposizione su come risanare le finanze pubbliche e adottare riforme coraggiose che ripristino la competitività del Paese. Altrimenti i giochi politici interni rischiano di prevalere sull'interesse nazionale. Ciò è vero per il Portogallo, ma anche per la Grecia.

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