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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2011 alle ore 06:37.

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A proposito di banche: la Bce sta riflettendo su come tornare a operazioni di rifinanziamento meno generose, a tasso variabile e ad ammontare limitato. Quanto il circolo vizioso tra crisi debitoria e sconquasso finanziario sta complicando la vostra exit strategy?
Quando le banche sono troppo dipendenti dalla liquidità erogata dalla Bce sono disposte a pagare qualsiasi prezzo, il che fa salire i tassi d'interesse al momento dell'asta, con effetti negativi per tutta l'area dell'euro. Il problema attualmente è che gran parte di queste banche si trova in Paesi che hanno un problema di rischio sovrano e non riesce a prendere a prestito sul mercato e a fare a meno della Bce. Stiamo studiando le modalità per tornare a meccanismi d'asta senza creare problemi per il sistema bancario nel suo complesso.
Siete contenti del modo in cui il mercato ha reagito al rialzo del costo del denaro all'1,25 per cento?
I mercati hanno imparato nel tempo come agisce la Bce, guardando all'obiettivo di medio periodo, in termini di stabilità dei prezzi, ma con pragmatismo. I livelli minimi su cui sono i tassi d'interesse erano giustificati dalla recessione del 2009 e dai rischi di deflazione. Man mano che lo scenario si allontana da quei rischi, meno sono giustificati quei livelli dei tassi.
I mercati si aspettano ulteriori aumenti, prima e dopo l'estate. È una previsione corretta?
Dipenderà dall'andamento dell'attività economica e dall'inflazione. I dati più recenti, e anche le previsioni dell'Fmi, sembrano confermare lo scenario di una crescita mondiale sostenuta, che si trasmette anche all'area dell'euro.
Ma non vi preoccupa il rafforzamento della moneta unica?
Dobbiamo guardare ai tassi di cambio in modo globale, cioè rispetto a tutte le principali valute mondiali, invece che solo rispetto al dollaro. Considerando le 40 principali valute il tasso di cambio effettivo nominale dell'euro è oggi sullo stesso livello del 2005, e più basso di circa il 10% se misurato in termini reali. Questo è dovuto in particolare al forte apprezzamento reale di alcune valute emergenti come quella brasiliana (80%), russa (40%), indiana (40%) o anche cinese (20%).
Ricordate spesso che nel 2005 avete giustamente alzato i tassi d'interesse, nonostante l'opposizione di molti. Ma la stretta del 2008 non si è forse rivelata un errore?
L'aumento del 2008 non fu un errore e comunque è avvenuto alla fine di un ciclo restrittivo. I tassi allora erano al 4 per cento. Ora siamo invece alla fine di un ciclo espansivo con tassi d'interesse molto bassi, come nel 2005. Chi allora temeva che avremmo soffocato la ripresa si è dovuto rimangiare le critiche.
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L'intervista in versione integrale
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