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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2011 alle ore 13:24.

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La riforma Gelmini degli atenei va «delegificata e semplificata»: sono gli interventi che il Pd intende fare alla legge sull'università approvata a dicembre scorso: «una riforma macchinosa, difficile da attuare e senza una struttura di base perchè possa entrare in vigore», osserva Marco Meloni, responsabile nazionale università e ricerca del Pd. La riforma Gelmini prevede infatti 47 decreti attuativi.

«Noi siamo per le riforme ma la riforma dell'università è un albero storto che va raddrizzato evitando almeno i danni della prima applicazione», ha detto il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. «Questa riforma - ha detto - è un meccanismo barocco e burocratico che sollecita atteggiamenti conservativi».

Gelmini: entro sei mesi tutti i decreti attuativi
Ieri 13 aprile il ministro Mariastella Gelmini ha sottolineato come, al momento, siano stati firmati sei decreti attuativi: sull'importo minimo degli assegni di ricerca, per la definizione dei criteri di attivazione delle convenzioni per l'attività di didattica e di ricerca dei professori e dei ricercatori, sui criteri per la mobilità interregionale di professori di corsi e sedi soppresse, per la definizione dei settori concorsuali, per la definizione della corrispondenza per la chiamata di studiosi impegnati all'estero e per il trattamento economico del direttore generale. In più: sono in arrivo due Dlgs riguardanti la contabilità economico-patrimoniale dell'università e presupposti per la dichiarazione di dissesto finanziario delle università stesse. Per il 20 aprile è previsto l'avvio dell'Anvur, l'Agenzia di valutazione di università e ricerca.

Pd: più investimenti su università e ricerca
Ma il Pd storce il naso e rilancia: «Guardando all'oggi - spiega Meloni - vogliamo intervenire sulla legge con piccole norme che la semplifichino e ne migliorino gli aspetti più negativi». Ieri poi è stata depositata una proposta di legge per l'«immediata applicabilità delle norme in materia di contratti a tempo e dottorato di ricerca», firmata da alcuni deputati Pd. «Proposte vecchie e fuori tempo massimo», replica Mariastella Gelmini. Al momento devono essere completati circa 250 concorsi da associato e ordinario e oltre 1.500 da ricercatore, circa 900 dei quali banditi nel 2011. Ci sono poi 2mila idonei che possono essere chiamati.

«Non intendiamo realizzare una nuova riforma infinita ma semplificare quella attuale. Vogliamo fare dell'università il luogo della mobilità sociale e territoriale per gli studenti. Quello che critichiamo dell'operato del governo è il mancato investimento non solo in denaro ma in termini di qualificazione delle risorse umane, di ricerca e sviluppo». «Il governo - commenta Maria Chiara Carrozza, presidente del Forum nazionale università - impiegherà ancora molti mesi ad adottare le decine di atti normativi necessari per attuare la legge e i primi tentativi ne rivelano tutta l'inadeguatezza. Il sistema universitario rischia di subire un nuovo attacco sul fronte delle risorse. A pagare - aggiunge - saranno i meno fortunati ma è tutto il sistema che rischia di affondare e le pochissime isole felici non ci salveranno».

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