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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2011 alle ore 16:46.

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iaggio tra i ragazzi tunisini che a Ventimiglia passano la frontieraiaggio tra i ragazzi tunisini che a Ventimiglia passano la frontiera

Issam e Baltì ce l'hanno fatta, ma ancora non se ne rendono conto. Sono in Francia. Alle 19.47, mentre il capotreno stava per fischiare l'ordine della partenza, hanno attraversato i binari e si sono infilati nel treno regionale delle Sncf che da Ventimiglia porta a Nizza.

E lentamente, una dopo l'altra, rintanati in un angolo al secondo piano del vagone, si sono lasciati alle spalle le bellissime stazioni della Costa Azzurra: Mentone Garavan, già oltre confine, e poi Mentone, Carnolès, Roquebrune, quindi Monaco, e via ancora, diretti a Riquier.

È a Mentone che i poliziotti della Crs salgono sui treni dall'Italia, scrutano i passeggeri, controllano anche nei bagni e fanno scendere i ragazzi tunisini che non possono soddisfare gli ormai noti cinque requisiti di ammissione indicati dal ministro dell'interno francese Claude Guéant. I numeri comunicati dal ministero d'oltralpe dicono che in un mese sono stati fermati 2800 irregolari, e 1700 rispediti in Italia.

Ma il treno delle 19.47 non è stato passato a setaccio. A Mentone, intorno alle 20, gli agenti si sono limitati a guardarlo mentre era fermo sui binari, e intanto Issam e Baltì, sulle loro poltrone trattenevano il fiato dalla tensione. Ma poi i vagoni si sono rimessi in movimento e via via, una stazione dopo l'altra, si sono riempiti di pendolari di ritorno a casa, ragazzi francesi, fino a tirar dritto verso Nizza. «Ci fermeremo a Riquier - spiega Issam - ho sentito che lì ci sono altri tunisini in grado di aiutarmi». Ma Issam non ha né un indirizzo in tasca, né un numero di telefono. Né, tanto meno, soldi con sé. L'unico suo riferimento arriva da voci che ha raccolto fra i connazionali a Ventimiglia. «A Riquier mi metterò a cercare. La mia meta è il Belgio»", spiega. Baltì invece biascica le parole. È decisamente alticcio. Dice che ora che è in Francia vuole pensare solo alla sua vita e al suo futuro. A Ventimiglia si è bevuto quel po' di soldi che era riuscito a farsi prestare da dei connazionali. Se non fosse per l'alcol che ha in corpo, spiega confuso, il coraggio di affrontare il salto della frontiera forse non lo avrebbe trovato.

Entrambi sono arrivati a Lampedusa a metà febbraio. Sono stati trasferiti nel Cara di Bari, e poi ancora a Mineo. Da lì sono scappati e hanno risalito la penisola in treno, senza biglietto. «Ci siamo nascosti sotto le poltrone», spiega Issam che non mangia da più di un giorno. E mostra dal suo telefonino il video registrato mentre era in mare, sul barcone che lo ha portato in Italia, fra altri ragazzi come lui, infreddoliti dal vento.

Se la polizia francese fosse salita a Mentone
, come è solita fare, avrebbe rispediti entrambi indietro. Di nuovo fra i migranti tunisini bloccati a Ventimiglia. Che ora accampano nel centro di accoglienza, aperto nell'ex caserma dei pompieri di Parco Roja, con una capacità di 150 letti e completamente pieno. Chi non è riuscito a trovarvi posto resta disteso, per fare nottata, sui pavimenti gelidi della stazione, sopra pezzi di cartone o sacchi di plastica. Il grande corridoio della ex dogana è stato riaperto da qualche settimana proprio per dare un tetto ai Tunisini. C'è chi dorme anche nell'androne del deposito bagagli, vicino ai bagni. La sera, mentre si rassegnano a passare un'altra notte all'addiaccio, in molti hanno parole piene di rancore per il Primo Ministro francese. Tutti sono stati intercettati sui treni, a Menton, appena oltre il confine lungo la Costa Azzurra: «Sarkozy non ci vuole, Sarkozy è razzista», ripetono.

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