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Questo articolo è stato pubblicato il 18 aprile 2011 alle ore 09:28.

di Rossella Cadeo
Magari all'ulteriore tazzina di caffè della giornata si rinuncia, ma alla schedina del «gratta e vinci» no, a quella proprio non si riesce a dire di no. Meno di un euro contro tre (ma anche di più). Però, una volta bevuti, gli 80-90 centesimi se ne vanno con l'aroma della calda bevanda, mentre chissà mai che, raschiato via l'oro del tagliandino, non salti fuori la magica combinazione che ci farà vincere la somma «che ci cambierà la vita». Illusione che dura il tempo di allontanarsi dal bar o dall'edicola: ben che vada, a essere fortunati, si tratterà di qualche decina di euro.
Che cosa farci? Difficile che bastino per comprare qualcosa di impegnativo. Neppure ci passerà per la testa di raggranellarli con altri spiccioli risparmiati per arrivare a cambiare, ad esempio, il divano: ci vorrebbe troppo tempo (e troppa buona sorte). Meglio tentare di nuovo la dea bendata sperando nella vincita "vera", tanto più che si tratta di soldi arrivati per caso, non guadagnati con il lavoro: zero rimorsi, quindi. Peccato che tra un "grattino" oggi e un "10elotto" domani, il gruzzoletto "vinto" si intacca e scema fino ad azzerarsi e saranno necessari nuove iniezioni di fondi, questa volta sì prelevati dalla busta paga. O addirittura dal resto della spesa (si parla di un sistema automatico nelle grandi catene per cui sarà la cassiera a chiederci se vogliamo trasformare gli spiccioli in una puntata, con vincite – e perdite soprattutto – in tempo reale).
Una storia quotidiana – basta entrare da un tabaccaio per vedere il film in diretta – che riprodotta su tutto il territorio si trasforma in un fiume di denaro che viene dirottato da altre spese per essere riversato in slot machine, lotterie e scommesse varie: nel 2010 sono stati consumati in alea 61,4 miliardi (e per il 2011 si potrebbero raggiungere gli 80 miliardi).
Una somma pari al 7% circa dei consumi privati (tra gli 800 e i 900 miliardi di euro nel 2010 secondo gli ultimi dati Istat, includendo in questa voce tutto, dal mutuo agli alimentari, dall'abbigliamento ai viaggi fino al tempo libero). L'effetto "sottrazione" si evidenzia ancor più se si confrontano le variazioni: nel corso del 2010 la spesa delle famiglie per consumi finali è cresciuta del 2,5% (praticamente è rimasta ferma se si considera l'inflazione), mentre l'importo "giocato" ha sfiorato una crescita del 13 per cento.
È questo – a grandi linee – il quadro che emerge dall'analisi di Maurizio Fiasco svolta nell'ambito della ricerca annuale per la Consulta nazionale antiusura esposta alla Commissione Antimafia.
Se non altro – verrebbe da pensare – questa tendenza si traduce in buone notizie per le entrate erariali dello Stato che dal 1992 ha trasformato il gioco pubblico d'azzardo in una leva fiscale importante per sopperire in parte ai fabbisogni crescenti della spesa pubblica.
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