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Questo articolo è stato pubblicato il 20 aprile 2011 alle ore 14:40.

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Riforme, proposta Pdl per cambiare Costituzione dall'articolo 1: «Parlamento superiore agli altri poteri dello Stato»Riforme, proposta Pdl per cambiare Costituzione dall'articolo 1: «Parlamento superiore agli altri poteri dello Stato»

«Il Parlamento è sovrano, gerarchicamente viene prima degli altri organi costituzionali come magistratura e consulta e presidenza della Repubblica». Dal Pdl arriva un nuovo attacco contro i giudici, ma anche contro il Capo dello Stato, attraverso una proposta di legge per riformare l'articolo 1 della costituzione ribadendo «la centralità del parlamento nel sistema istituzionale della repubblica».

A depositarla due giorni fa è stato il deputato marchigiano Remigio Ceroni, esattamente il giorno dopo il comizio elettorale di Silvio Berlusconi a Milano, durante il quale il premier è tornato ad attaccare la magistratura. «Visto che al momento non è possibile fare una riforma in senso presidenziale come vorrebbe Berlusconi - spiega Ceroni interpellato dall'agenzia Dire per ora ribadiamo la centralità del parlamento troppo spesso mortificata, quando fa una legge, o dal presidente della repubblica che non la firma o dalla corte costituzionale che la abroga. Occorre ristabilire la gerarchia tra i poteri dello stato. Se c'è un conflitto, occorre specificare quale potere è superiore».

La proposta di legge, consta di un solo articolo: «Il comma 1 dell'articolo 1 della Costituzione è sostituito dal seguente comma: "L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla centralità del parlamento quale titolare supremo della rappresentanza politica della volontà popolare espressa mediante procedimento elettorale».

Nella premessa della proposta di legge del deputato Pdl, Ceroni, depositata alla Camera due giorni fa, la modifica dell'articolo 1 della costituzione, per stabilire la "centralità del parlamento", è così spiegata: «L'articolo 1 della Costituzione, nei suoi due commi, detta i princìpi generalissimi e i valori fondamentali che caratterizzano l'assetto istituzionale dello stato italiano. I due commi, premesso il richiamo al valore fondamentale del lavoro, vanno coordinati tra loro in modo che dalla loro lettura emerga il profilo fondamentale della forma stato voluta dalla costituente».

Attualmente, l'articolo 1 della Costituzione recita: «L'Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Ma questo, per Ceroni, non è sufficiente a ribadire la "superiorità gerarchica" delle Camere rispetto agli altri organi e poteri. Da qui l'idea della proposta. Il deputato spiega, sempre nella premessa, che la centralità del parlamento «emerge dalla struttura della nostra Costituzione nelle sue varie articolazioni» ma che «Tuttavia manca una dichiarazione solenne sul punto».

Per cui, continua Ceroni, «è necessario enunciare in maniera espressa e solenne tale principio per evitare che, in tempi di crisi di valori democratici e di violenti contrasti tra le forze politiche presenti in parlamento e nel paese, quali sono quelli attuali, possa nascere e svilupparsi un'eversione dell'ordine democratico o verificarsi il sopravvento di poteri non eletti dal popolo sovrano e perciò privi di rappresentanza politica, con conseguente e progressivo indebolimento della democrazia e l'instaurarsi della tirannide sotto la forma mascherata della "oclocrazia", ossia un governo tirannico sostenuto dalle masse popolari non elette, se non fittiziamente, dal corpo elettorale».

Come dire, essendo il parlamento «e non i giudici - spiega Ceroni - l'unico organo costituzionale eletto dal popolo», il parlamento «è superiore». E continua: «quando un potere dello stato è debole, il relativo vuoto di potere viene riempito dagli altri poteri non elettivi sprovvisti di rappresentanza politica in violazione della sovranità popolare».

La proposta di legge costituzionale rivede il principio secondo il quale tutti i poteri dello stato hanno pari dignità e sono sullo stesso piano. Nel mirino, in particolare, ci sono i giudici e la consulta, che il premier Berlusconi è tornato ad attaccare domenica durante un comizio elettorale a Milano.

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