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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2011 alle ore 21:39.

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Si è concluso giovedì in serata dopo circa due ore a Palazzo Grazioli il faccia a faccia tra il presidente del consiglio Silvio Berlusconi e il ministro dell'economia Giulio Tremonti, che ha lasciato verso le 21 la residenza del premier senza rilasciare dichiarazioni. Insistenti le voci sulle minacciate dimissioni da parte del ministro. Basta attacchi interni è ora di smetterla con questi tentativi di indebolirmi, avrebbe detto Tremonti al premier. Il ministro dell'Economia avrebbe sottolineato come la situazione economica resti complessa e che non si può deviare dalla strada del rigore. Il presidente del Consiglio avrebbe cercato di tranquillizzare il professore, sostenendo di non comprendere i motivi delle critiche in questo momento e rassicurandolo comunque che nessuno ha intenzione di indebolirlo.

L'incontro è stato reso necessario dalla pubblicazione di un articolo sulle pagine del Giornale, nel quale oggi il ministro dei Beni culturali, Giancarlo Galan, ha sferrato un attacco al ministro dell'Economia, affermando che farà perdere le elezioni e chiedendo l'intervento del premier. Un'intervista che ha lasciato intendere il malcontento che si respira da tempo nella compagine governativa e nel Pdl.

Il sostegno del premier e di parte del Pdl
Sulle pagine del Giornale, Galan descrive «lo spettro di Tremonti che aleggia su qualsiasi decisione del governo», uno spettro che deve essere «arginato» perché un governo «liberale» non può finire commissariato da «un socialista all'Economia». Nel pomeriggio, verso le 14, Palazzo Chigi diffonde una nota di «pieno sostegno» a Tremonti, nella quale Berlusconi afferma che le linee di politica economica «sono sempre condivise e approvate dal Consiglio dei Ministri» e grazie ad esse «l'Italia ha garantito la tenuta del bilancio dello Stato. È una linea - conclude Palazzo Chigi - che deve essere mantenuta in un contesto di permanenti turbolenze finanziarie nel mondo».

Arrivano poi altre reazioni, come quella del coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini, che giudica «fuoriluogo» l'intervista di Galan e afferma che «in questa fase delicata nella quale il Pdl e l'intero centrodestra sono sotto attacco da più fronti, é il momento della coesione». Renato Brunetta ammette di «non essere stato tenero nei confronti di Tremonti» a cui però riconosce di «aver tenuto la barra dritta» nella salvaguardia dei conti pubblici. Solidarietà a Tremonti anche da Ignazio la Russa e Sandro Bondi. Dall'opposizione interviene il segretario del Pd, Pierluigi Bersani: «Il centrodestra è in confusione e la maggioranza e il governo - sostiene - non sono in condizioni di dare barra al Paese. E questo innesca sospetti e impedimenti reciproci».

Voto in vista, per Berlusconi non è il momento delle diatribe
In giornata, poi, Silvio Berlusconi avrebbe rivolto a diversi esponenti del Pdl incontrati a Palazzo Grazioli un invito ad abbassare i toni in vista del delicato passaggio delle elezioni amministrative. Il Cavaliere, spiega chi ha avuto modo di parlargli, ha compreso le ragioni di chi si è lamentato per la politica di rigore messa in pratica da Tremonti, ma a tutti Berlusconi ha sottolineato che le decisioni prese dal titolare dell'economia affinchè i conti dello Stato siano in ordine rispecchiano a pieno la politica del governo.

«Riforma fiscale pronta in maggio»
Non è il momento di avanzare critiche, insomma, avrebbe sottolineato Berlusconi, spiegando che il ministro del Tesoro è al lavoro sulla riforma fiscale. Un provvedimento, sottolineano i fedelissimi del premier, che nelle intenzioni di Berlusconi potrebbe vedere la luce nel mese di maggio. La richiesta fatta dal capo del governo ai suoi ministri e allo stato maggiore del partito è quella di abbassare i toni e serrare le fila in vista delle elezioni: l'obiettivo, ha sottolineato il Cavaliere, è ora vincere le amministrative e per farlo dobbiamo stare uniti.

Le dimissioni dopo le critiche di Fini e Casini
Non è la prima volta che Tremonti viene preso di mira nel corso del suo mandato a via XX Settembre. Durante la legislatura 2001-2006 arrivò a dimettersi per le critiche che, in quel caso, venivano dagli allora alleati Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini. Per un breve periodo fu sostituito da Domenico Sinisalco, poi Berlusconi lo richiamò per l'ultimo anno di governo.

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