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Questo articolo è stato pubblicato il 22 aprile 2011 alle ore 12:48.

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Santanché attacca Moratti sul caso Lassini: decidano gli elettori. Lega: se eletto, rinunciSantanché attacca Moratti sul caso Lassini: decidano gli elettori. Lega: se eletto, rinunci

«Caso chiuso». Con questa parole il sindaco di Milano, Letizia Moratti vuole mettere la parola fine alla "vicenda Lassini", l'autore dei manifesti "Via le Br dalle procure" e candidato al consiglio comunale del capoluogo lombardo. Nella lettera inviata dallo stesso Lassini al coordinatore del Pdl lombardo Mantovani infatti, spiega il sindaco, si dice che le sue dimissioni sono «irrevocabili».

Lassini, dal canto suo, dopo avere in primo tempo annunciato di non volere fare campagna elettorale e di porgere le scuse a Napolitano, ha rivelato a Porta a Porta di aver ricevuto una telefonata di solidarietà da Silvio Berlusconi. Il premier «mi ha espresso profonda solidarietà, mi ha commosso tantissimo la sua telefonata e mi ha convinto ancora di più a continuare nella battaglia a sostegno della riforma che solo il Presidente Berlusconi potrà fare», ha aggiunto l'ex dc.

«Il partito ha espresso condanna piena - ha aggiunto tuttavia Moratti - Il coordinatore Mario Mantovani ha in mano una lettera di dimissioni irrevocabili da parte di Lassini, secondo le modalità comunicate al Viminale. Quando le liste sono state presentate - ha aggiunto - non è possibile ritirare il nome dalla lista ma le dimissioni irrevocabili equivalgono a una sua non candidatura». Oggi pomeriggio Lassini è tornato sulla questione: «Non è colpa mia se non sono stato tolto dalla lista».

Santanché: saranno i cittadini a decidere
Daniela Santanché - contattata telefonicamente - non è d'accordo e sostiene Lassini, spiegando: «Il caso è chiuso, nel senso che saranno i cittadini milanesi a decidere. Siamo in democrazia, non possiamo censurare la libertà di voto. C'è il sistema delle preferenze e sarà il popolo sovrano a decidere su Lassini».

Ma non basta. La sottosegretaria all'Attuazione del programma ribadisce quanto detto nei giorni scorsi: «Lui è in lista e non si può togliere, questo è stato già sancito. Ora tocca ai milanesi, ma bisogna ricordare che in passato Lassini è stato 42 giorni in carcere e poi ci sono voluti cinque anni per l'assoluzione: ha già pagato abbastanza. Se si continua a dire che ci vuole una giustizia giusta, bisogna stare con Lassini. Con i manifesti ha sbagliato, lo abbiamo condannato, ha chiesto scusa: direi che ha già pagato abbastanza, ora tocca ai milanesi e al loro voto».

Stracquadanio: gravissimo errore politico della Moratti
A sostegno della Santanché, nel pomeriggio arriva un falco del Pdl, il deputato Giorgio Stracquadanio, secondo il quale quello della Moratti è stato «un gravissimo errore politico».

Proprio oggi Stracquadanio, assieme alla collega Paola Frassinetti, in qualità di titolare della lista del Pdl alle prossime comunali è andato all'ufficio elettorale di Milano per presentare la lettera di dimissioni dalla candidatura firmata da Lassini. Ma i funzionari comunali, come previsto, hanno opposto un rifiuto sulla scorta delle considerazioni giuridiche e normative già rese note nei giorni scorsi dal Viminale.

«Lassini ha separato il proprio destino politico da quelli della lista del Pdl - ha argomentato Stracquadanio - ma questo non significa che non possa essere eletto. Pertanto l' incompatibilità espressa dal sindaco Moratti non può estendersi sul futuro dei comportamenti post-elettorali dal momento che nessuno di noi ha la sfera di cristallo».

Da questa valutazione, Stracquadanio ha fatto discendere la sua critica, tutta politica, al sindaco Moratti. «Letizia Moratti ha commesso un errore politico gravissimo - ha osservato - concentrando la sua attenzione non sulle grandi realizzazioni di questi anni e sullo straordinario programma elettorale, che sono le sue vere carte vincenti, ma su Lassini, che da uomo probo si è assunto la responsabilità di manifesti di cui nemmeno condivideva il contenuto e per i quali ha peraltro chiesto pubblicamente scusa al Capo dello Stato».

La Lega si smarca: Lassini rinunci in caso di elezione
Nella maggioranza, tuttavia, l'ordine sul caso Lassini è quantomeno sparso. La Lega Nord ha chiesto che il candidato del Pdl indagato per i manifesti anti-pm rinunci al seggio in Consiglio comunale in caso di elezione. «A parte il fatto che è di Turbigo - ha attaccato Matteo Salvini, eurodeputato del Carroccio - e io che sono di Milano a Turbigo non mi candido, se Lassini è una persona seria, nel caso venisse eletto dovrebbe dimettersi un secondo dopo».

«Ci piacerebbe sapere che cosa ha da dire Lassini su Milano - ha affermato il segretario provinciale milanese della Lega, Igor Iezzi - e non le sue cialtronate sulle Br in Procura: spero che si ritiri, ma che si ritiri veramente. Lassini non deve entrare in consiglio comunale, perchè ha fatto una stupidata e le stupidate in politica si pagano».

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