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Questo articolo è stato pubblicato il 26 aprile 2011 alle ore 22:30.

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Il via libera di Napolitano ai raid mirati in Libia (Ansa)Il via libera di Napolitano ai raid mirati in Libia (Ansa)

«L'ulteriore impegno dell'Italia in Libia annunciato ieri sera dal presidente del Consiglio Berlusconi costituisce il naturale sviluppo della scelta compiuta dall'Italia a metà marzo, secondo la linea fissata nel Consiglio supremo di Difesa da me presieduto e quindi confortata da ampio consenso in Parlamento». Con queste parole il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha sposato la decisione assunta ieri dal governo italiano di autorizzare raid mirati delle nostre forze aeree in territorio libico.

Napolitano: no indifferenti a sanguinaria reazione di Gheddafi
Agli esponenti delle associazioni partigiane, combattentistiche e d'arma, che ha incontrato stamane, il capo dello Stato ha spiegato poi la ratio dell'intervento. «Sentiamo di non poter restare indifferenti di fronte al rischio che vengano brutalmente soffocati movimenti comunque caratterizzati da una profonda carica liberatoria». Secondo Napolitano, insomma, «non potevamo restare indifferenti alla sanguinaria reazione del Colonnello Gheddafi in Libia». Di qui, ha aggiunto il presidente della Repubblica, «l'adesione dell'Italia al giudizio e alle indicazioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni uniti e quindi al piano di interventi della coalizione postasi sotto la guida della Nato».

Berlusconi: interventi mirati, non bombe su centri di civili
L'impegno rafforzato dell'Italia in Libia non significa «bombardamenti» ma «interventi mirati su singoli obiettivi, non su centri di civili». Lo ha sottolineato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi parlando della decisione italiana di incrementare l'impegno in Libia, nel corso della conferenza stampa finale del vertice italo-francese a Roma. «Abbiamo sentito di non poterci sottrarre» ad un intervento maggiore dell'Italia in Libia con raid mirati anche perché «c'era bisogno» di questo nostro intervento, ha aggiunto Berlusconi. Sulla questione libica al vertice si è espresso anche Nicolas Sarkozy: «Non invieremo truppe di terra perché abbiamo una regola che è quella della risoluzione dell'Onu».

Frattini: cambio di rotta in linea con mandato parlamentare
Il via libera del Colle, però, non placa le tensioni all'interno della maggioranza e le polemiche dell'opposizione sul cambio di rotta nella strategia italiana all'interno dell'operazione "Odissea all'alba". Stamane, infatti, sia il ministro degli Esteri Franco Frattini che il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto sono tornati a ribadire le ragioni dell'intervento. «Abbiamo avuto dal Parlamento - ha spiegato Frattini - un mandato pieno ad applicare la risoluzione 1973 dell'Onu che autorizza a fare tutto quello che è necessario per proteggere la popolazione libica. La risoluzione è chiarissima ed è in quell'ambito che continuiamo a operare: non occorre alcun voto», ha chiosato il titolare della Farnesina stoppando possibili battaglie parlamentari sul passaggio alle Camere del cambio distrategia. «Non introduciamo dei salti di qualità - gli ha fatto eco Cicchitto - rispetto ad una linea che nei suoi elementi essenziali era già stata discussa in parlamento»

Tensioni anche nel Pdl: Giovanardi e Mantovano si smarcano
Ma i malumori restano e non c'è solo l'agitazione del Carroccio a complicare la partita con il Colonnello. Anche nel Pdl, infatti, non mancano i distinguo. Come quello del sottosegretario, Carlo Giovanardi, che in una intervista alla Stampa sottolinea senza mezzi termini che «l'intervento in Libia è completamente sbagliato, i presupposti sono e restano del tutto infondati». Poi il sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano, ammette che «anche all'interno del Pdl ci sono delle riserve». A me, aggiunge, «piace più l'Italia che manda aiuti umanitari a Bengasi piuttosto che l'Italia che bombarda. La mia è una posizione personale, in un momento di confusione non vuole essere un elemento di ulteriore polemica. Ma non solo la Lega ha delle perplessità sull'intera storia per come è nata e si è sviluppata».

Franceschini: governo non c'è più. Di Pietro contro il Colle
Ad agitare ancor di più le acque interviene poi l'opposizione che prova a cavalcare le fibrillazioni interne alla maggioranza. Lo fa Dario Franceschini del Pd. «Il governo non c'è più su nulla». E i litigi, avverte il capogruppo democratico a Montecitorio, sono ancora più gravi perché nati su una materia, la politica estera, «su cui si misura l'esistenza o meno della stessa maggioranza di governo». Mentre il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, replica alle parole di Napolitano. «Bombardare una nazione non ci pare possa essere considerato uno sviluppo né naturale né costituzionalmente corretto. Né può valere l`ipocrita giustificazione che tutto ciò sarebbe già stato autorizzato dalle Nazioni Unite e dal Parlamento italiano». (Ce. Do.)

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