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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2011 alle ore 15:26.

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Bossi avverte Berlusconi: se insiste può capitare di tutto. Calderoli: non vedo vie d'uscitaBossi avverte Berlusconi: se insiste può capitare di tutto. Calderoli: non vedo vie d'uscita

«Non posso anticiparvi tutto, domani sulla Padania potrete leggere la nostra mozione che si discuterà nei prossimi giorni, posso dire che tra i punti c'è quello che chiede di stabilire la data per il termine delle ostilità». Lo ha detto il leader della lega Umberto Bossi parlando alla manifestazione elettorale con il candidato sindaco del centrodestra Letizia Moratti. La risposta del premier non si è fatta attendere: la maggioranza sta «superando» le difficoltà create dagli ultimi sviluppi della guerra in Libia - ha detto Berlusconi - ribadendo che «la coalizione di centrodestra non corre rischi».

La questione libica continua comunque a tormentare i sonni del premier. Perché è il suo miglior alleato, Umberto Bossi, a non dargli tregua da quando è stato annunciato l'avvio di raid armati nei cieli di Tripoli. «Se il premier insiste allora può capitare di tutto», aveva avvertito Bossi nella notte a qualche ora di distanza dalle parole pronunciate durante un comizio che erano invece apparse distensive («la Lega non farà saltare il governo»). Bossi aveva anche parlato delle elezioni amministrative e del rischio, secondo quanto riportato da alcuni sondaggi, che la candidata sindaco Letizia Moratti, possa non essere rieletta. «A Milano corre Berlusconi, se si perde, perde Berlusconi». Parole inusualmente dure per il senatur, magari prelettorali, comunque taglienti.

Ad agitare ancora di più le acque della maggioranza ci si è messo anche il ministro Roberto Calderoli, che pure spesso ha vestito i panni del mediatore tra il Pdl e il Carroccio. «Non ne ho proprio idea. Dopo il primo raid è tutto molto più difficile», constata Calderoli in un'intervista a ilsussidiario.net. «Ad oggi, non vedo vie d'uscita. Si rischia di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati. L'ultima volta ho contribuito a mettere i caveat per arrivare a un parere favorevole. In questo momento, sinceramente, non mi viene in mente niente». Ad aggravare le cose la nuova missione dei caccia italiani armati di bombe sulla Libia. I due Tornado, decollati da Trapani, erano scortati da due caccia F-16.

Calderoli: la nostra posizione non cambia
Insomma, tra Silvio Berlusconi e il Senatur le distanze restano e si capisce che molto del fastidio del Carroccio è nato dall'interpretazione data dai berlusconiani alla vicenda. «È abbastanza irritante sentir parlare di fibrillazioni interne alla Lega: se c'è un partito in cui quando parla uno (Umberto Bossi) parlano tutti è proprio il nostro», chiarisce Calderoli. La posizione leghista «è la medesima che il premier aveva assunto in Consiglio dei ministri. Non capisco come possa essere cambiata senza nemmeno un nuovo passaggio in quella sede. Al di là del grave problema di forma, non averci informato, ce n'è anche uno di sostanza».

Il Carroccio: sulla Libia non ci sentiamo legati al programma
Quanto alla possibilità che la rottura tra Lega e Pdl porti ad una crisi di governo, Calderoli replica: «Se è per questo i giornalisti ne parlano da tre anni. Mi limito a dire che abbiamo fatto bingo: l'immigrazione crescerà ancora, anche perché stiamo parlando di una guerra civile in cui ogni tribù cercherà di prevalere sulle altre e una parte della popolazione cercherà sicuramente rifugio da noi. Per non parlare dell'incremento delle spese e, di conseguenza, delle tasse. Cosa si può fare di più, o di peggio?». Di sicuro, «la politica estera è una cosa, la missione in Libia un'altra, così come non fa parte del programma elettorale. Non ci sentiamo legati al programma su questo, anche perché non se ne era mai parlato». (Ce. Do.)

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