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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2011 alle ore 13:11.

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Berlusconi con Bossi (Olycom)Berlusconi con Bossi (Olycom)

«È veramente incomprensibile» la decisione di Silvio Berlusconi di dare l'ok alla partecipazione italiana ai raid in Libia. «Non riusciamo a capire perché una decisione così, che era già stata contrastata da lui stesso in Consiglio dei ministri, sia stata presa senza consultare nessuno, inopinatamente». Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, uscendo dalla sede della Lega in via Bellerio, dove ha incontrato Umberto Bossi.

Maroni ha ribadito la contrarietà della Lega ai bombardamenti in Libia: «È una decisione sbagliata che avrà conseguenze certe un'ondata di immigrati mandata da Gheddafi o che scappano dalla guerra e, come conseguenza del tutto incerta, la fine del regime». E comunque, avverte Maroni, «mi sembra inevitabile un passaggio parlamentare (con un voto delle Camere, ndr) su una cosa così rilevante».

Nel pomeriggio il tentativo di Reguzzoni di smorzare i toni
Insomma, le distanze restano dopo l'irritazione di Umberto Bossi manifestata ieri e ribadita anche oggi in un colloquio con la Padania. Le parole piccate di Maroni riaccendono la tensione nella maggioranza dopo che Marco Reguzzoni, capogruppo del Carroccio alla Camera, aveva provato nel pomeriggio a smorzare i toni. «Non c'è nessuna retromarcia - spiega il capogruppo leghista a Montecitorio, Marco Reguzzoni -. La Lega resta della sua posizione, siamo fermanente contrari all'uso della forza, ma non credo che la situazione (il voto in Parlamento, ndr) si porrà. Il presidente Napolitano ha già detto che la risoluzione comprende già questa evoluzione in Libia, e quindi il parere delle Camere non serve». Questa, prosegue Reguzzoni, «non è una posizione contro il governo, è dentro il governo. Si mettano l'anima in pace coloro che fanno paragoni con il Prc e il governo Prodi».

Il Pdl tira un sospiro di sollievo
Nessuno scivolone, dunque, per Silvio Berlusconi almeno per ora, ma intanto il Consiglio dei ministri, inizialmente fissato per venerdì è stato fatto slittare alla prossima settimana. In mezzo c'è lo scontro sul cambio di rotta nella missione in Libia, ma anche parecchi malumori del Carroccio per una serie di scelte non condivise con l'alleato, inclusa quella del rimpasto. Che i leghisti vorrebbero rinviare a dopo le amministrative. Dalla maggioranza tirano comunque un sospiro di sollievo. «Non c'è da parte della Lega - spiega il ministro della Difesa, Ignazio La Russa - alcuna diversità nell'atteggiamento che abbiamo verso le alleanze internazionali. Il loro voto in Parlamento sarà conseguente». Insomma, l'arma della mozione, che l'opposizione era pronta a tirare fuori per provare a stringere la maggioranza all'angolo, appare ormai spuntata.

Stamane l'irritazione di Bossi in un colloquio con la Padania
Stamane poi il colloquio del ministro delle Riforme con il quotidiano La Padania aveva ulteriormente agitato acque non lasciando presagire un confronto disteso tra il premier e il Senatur. «Siamo diventati una colonia francese - aveva detto ieri Bossi - . Berlusconi pensava che dicendo sì a tutto potesse acquisire nuovo peso internazionale, ma è il contrario. Non è bombardando poveracci in Libia che si conta di più. Sei forte solo quando sai dire no». E il Cavaliere, a detta del leader leghista, di no davanti al presidente Nicolas Sarkozy ne aveva pronunciati troppo pochi.

Il quotidiano leghista: ieri telefonata tra il Senatur e Napolitano
Il quotidiano del Carroccio aveva poi raccontato anche di una telefonata tra Bossi e il capo dello Stato Giorgio Napolitano in cui il Senatur avrebbe ricordato al presidente della Repubblica che «il Consiglio dei ministri non ha mai detto sì» ai bombardamenti. Insomma, nessuna cambiale in bianco firmata dal Carroccio per una inversione di rotta nella partecipazione italiana all'operazione "Odissea all'alba".

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