Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 02 maggio 2011 alle ore 15:01.

My24
I commenti sul web: non è la fine del terrorismo. Nella foto le home page delle principali testate giornalistiche americane che danno la notizia della morte di Osama bin Laden (AFP Photo)I commenti sul web: non è la fine del terrorismo. Nella foto le home page delle principali testate giornalistiche americane che danno la notizia della morte di Osama bin Laden (AFP Photo)

La morte di Osama Bin Laden è “un trionfo per la politica estera degli Stati Uniti, ma non è la fine di Al Qaida o del terrorismo”. Sul New York Times ci s’interroga sul dopo, mentre negli Stati Uniti esplodono manifestazioni di giubilo, i media di tutto il mondo sono in allerta e messaggi esultanti impazzano su Twitter e Facebook.

Ovunque, sulle tv e sui siti web, domina il volto barbuto di Bin Laden. Ma la prima immagine della photo gallery sul sito web del Nyt mostra i pompieri, gli eroi dell’11 settembre 2001, che esultano a Times Square. E’ morto il volto del terrorismo più “wanted”, scrive il Nyt, l’uomo che nell’immaginario americano ha preso nel regno del male il posto che un tempo era di dittatori come Hitler e Stalin.

Chi attacca l’America, ne subisce le conseguenze, scrive sul Nyt Nicholas Kristof. “E’ una buona cosa per la reputazione, il potere e l’influenza degli Stati Uniti che abbiamo finalmente preso Bin Laden”. Ma – avverte - il numero due di Al Qaida, l’egiziano Ayman al-Zawahiri, ha svolto a lungo un ruolo cruciale. E Al Qaida è “una rete” a maglie larghe che opera in modo indipendente in Mali e in Mauritania, così come nello Yemen.

L’opinionista del Nyt è però convinto che Bin Laden non sarà esaltato come un martire, come lo sarebbe stato nel 2002 o 2003, poiché in questi anni in molti ambienti pakistani, yemeniti o afghani la sua immagine è declinata. “Al Qaida sta già attraversando un momento difficile perché è stata marginalizzata dalle proteste della primavera araba. La perdita del capo sarà un altro grosso colpo”.

Su analoga lunghezza d’onda un commento di Ross Douthat, “Morte di un fallimento”. Osama Bin Laden è morto ma “in un certo senso già lo sapevamo” perché “giorno dopo giorno, ora dopo ora, abbiamo imparato che noi eravamo forti e loro erano deboli”. E usando la stessa metafora di Bin Laden, che paragonava gli Stati Uniti e Al Qaida a cavalli da corsa, Douthat afferma che questi dieci anni ci hanno insegnato che Bin Laden “è sempre stato il cavallo debole”.

La lezione di questi anni, a suo giudizio, è che “la nostra civiltà non è fondamentalmente minacciata” dalle “utopiche fantasie politiche” incarnate da gruppi come Al Qaida. “Ci possono colpire, ci possono ferire, ci possono uccidere…Ma non sono e non saranno mai una minaccia esistenziale”.

Il Washington Post, sotto le parole “giustizia è stata fatta” che Obama ha rivolto alle famiglie delle vittime del terrorismo, sottolinea in un’analisi che “Al Qaida è ancora una minaccia”. La rete terroristica – notano Greg Miller e Joby Warrick - ha sviluppato metastasi e resta “la più significativa minaccia alla sicurezza”.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi