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Questo articolo è stato pubblicato il 02 maggio 2011 alle ore 09:44.

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Il rifugio di Osama Bin Laden nella località pakistana di Abbottabad fotografato dalle Forze Speciali Usa (Ap)Il rifugio di Osama Bin Laden nella località pakistana di Abbottabad fotografato dalle Forze Speciali Usa (Ap)

Forse ora può cominciare davvero l'uscita dall'Afghanistan. Senza il Pakistan Osama sarebbe ancorà lì, al sicuro nel suo fortino della North West Frontier. L'uccisione di Osama bin Laden è stata resa possibile dalla collaborazione con le autorità militare pakistane, probabilmente tra il generale David Petraeus, prossimo capo della Cia, e il suo collega Parvez Kayani, ex direttore dell'Isi, i servizi segreti militari, e ora capo di stato maggiore: dopo 10 anni gli Stati Uniti sono riusciti a convincere i generali di Islamabad, grandi protettori di talebani e di militanti di Al Qaeda, a collaborare.

Due aspetti sono significativi. Il primo è il luogo dove Osama è stato individuato, la città di Abbotabad, un centro a 70 chilometri dalla capitale nella zona tribale. Bin Laden non si nascondeva in una scomoda grotta dell'Hindukush ma in un edificio fortificato messo a disposizione dai pakistani. Era considerato un uomo da proteggere, un ostaggio e una moneta di scambio fondamentale per consentire al Pakistan di tornare protagonista nei giochi afghani.

Ma il risvolto più clamoroso è che la prima immagine di Bin Laden sia stata diffusa dalla tv pakistana, non dagli americani. Un segnale politico esplicito che Islamabad invia a tutti i gruppi della Jihad: da questo momento comincia una svolta. Il Pakistan è stato il paese da dove sono partiti i Talebani del Mullah Omar, era il luogo dove Bin Laden contava appoggi ai massimi livelli politici e militari, legami che aveva forgiato sin dagli anni Ottanta quando Osama, per conto dei sauditi, foraggiava e organizzava le truppe di mujaheddin che combattevano contro i sovietici.
Sono state queste relazioni e una complicità di antica data che hanno consentito a Bin Laden, al suo vice egiziano Ayman al Zawahiri e a tutta la rete di al Qaeda, di sfruttare appoggi e nascondigli in territorio pakistano, in particolare nella zona tribale della North West Frontier, ai confini con l'Afghanistan.

Per questo mondo di guerriglieri, terroristi e combattenti, martellato negli anni dalle incursioni dei droni americani, sta arrivando un grande cambiamento.

Il Pakistan probabilmente è arrivato a un accordo con gli americani: rinuncia a proteggere i jihadisti in cambio di un posto al tavolo delle trattative sul futuro assetto dell'Afghanistan.

L'uccisione di Bin Laden può significare l'inizio della exit strategy dall'Afghanistan sia per gli americani che per le altre truppe occidentali, tra cui le nostre basate nella regione di Herat. La via di uscita dal pantano di Kabul non può essere infatti soltanto militare ma anche politica e il Pakistan ha un ruolo decisivo nel convincere talebani e jihadisti a imboccare la strada del negoziato.
Bin Laden, l'uomo più ricercato del mondo, è stato sacrificato dal Pakistan sull'altare della realpolitik.

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