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Questo articolo è stato pubblicato il 02 maggio 2011 alle ore 10:22.

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Wael Ghonim (Reuters)Wael Ghonim (Reuters)

Bin Laden è morto ma in realtà era già stato sconfitto sul terreno della pratica politica di Wael Ghonim, il giovane pacifista e attivista egiziano che con il suo blog e la sua pagina su Facebook ha organizzato la protesta di Piazza Tahrir, dal 25 gennaio all'11 febbraio, contro Hosni Mubarak costringendo il faraone alle dimissioni dopo 30 anni di dominio assoluto.

Wael Ghonim è stato appena nominato uomo dell'anno dalla rivista Time, che lo ha riconosciuto come la personalità che ha avuto la maggior influenza nella cosiddetta primavera araba.

Chiunque abbia seguito i suo discorso nel corso della premiazione ne ha potuto constatare l'assoluta aderenza ai valori occidentali di democrazia, partecipazione popolare al potere e tolleranza.

Certo nonostante il successo dei movimenti democratici in Nord Africa e in Medio oriente Al Qaeda resterà in agguato e cercherà di reagire alla sconfitta. Certo, la morte di Bin Laden non vuol dire che al Qaeda sia finita per sempre. Solo gli illusi possono esser così ingenui. Nei mesi scorsi molti analisti sostenevano che Bin Laden era ormai diventato irrilevante nel panorama geopolitico globale. Ma il fatto che sia stato in grado di vivere nell'ombra dal 1998, quando organizzò gli attentati alle due ambasciate americane in Africa, ha fatto di lui la Primula rossa del terrorismo mondiale. Senza dimenticare che la sua esperienza si era forgiata in Afghanistan dove aveva militato proprio con il sostegno degli americani contro i russi invasori.

Molti ora guarderanno a Ayman al-Zawahiri, luogotenente di Bin Laden, come il successore di al Qaeda ma quest'ultimo non ha il carisma del leader e si è dedicato ad organizzare la cellula egiziana, al-Jihad,
Ma è proprio in Egitto che al Quaeda ha trovato la sua più cocente sconfitta perché sono stati i giovani, laici, istruiti presso le università americane del Cairo, che hanno preso in mano il destino dell'Egitto moderno e dimostrato che un nuovo mondo arabo è possibile. È stato Wael Ghonim, il giovane responsabile della multinazionale americana Google, a restituire la dignità e l'orgoglio agli egiziani non la follia omicida di Al Qaeda. Sono stati gli 846 morti di Piazza Tahrir a porre le basi di un nuovo Egitto che chiede più democrazia e dignità.

Certo non va dimenticato che Al Qaeda cercherà di fare qualche operazione nella prossime settimane per dimostrare che ci sono ancora nonostante la perdita del leader. Il recente attentato a Marrakesh in Marocco dimostra che Al Qaeda continua ad avere capacità operative.
Ma la morte di bin Laden arriva quando al Qaeda stava diventando marginale rispetto ai movimenti popolari scoppiati in Tunisia, Egitto, Libia, Yemen e ora Siria. L'ondata democratica che ha scosso il mondo arabo è il vero nemico dei terroristi islamisti.

Zawahiri e di altri leader di Al Qaeda hanno tentato di dimostrare che i movimenti di protesta sono un risveglio islamista come pure l'Iran di Mahmoud Ahmadinejad ha cercato di dimostrare che sono una nuova rivoluzione khomeinista come quella iniziata nel 1979 a Teheran. Niente di più falso. Il terrorismo islamico radicale è il frutto avvelenato dei governi repressivi che dominano la regione e il risveglio democratico e la richiesta pacifica di una migliore distribuzione delle risorse economiche ne sono al contrario il peggior nemico.

Democrazia e risveglio della società civile sono la risposta duratura ed efficace contro la miseria e l'analfabetismo dei paesi musulmani che hanno alimentato la crescita dell'estremismo islamico. I giovani arabi hanno capito da tempo che sono i metodi democratici e pacifici gli unici utili a combattere contro il dispotismo, la corruzione e il fanatismo. Le scorciatoie armate e il fondamentalismo non portano da nessuna parte, anzi rafforzano i governi che si vorrebbero cambiare.

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