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Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2011 alle ore 18:31.

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Letizia Moratti e Silvio Berlusconi al Palasharp (Lapresse)Letizia Moratti e Silvio Berlusconi al Palasharp (Lapresse)

I sondaggi non gli consegnano la certezza di una vittoria secca nella piazza più importante tra quelle chiamate al voto nelle prossime amministrative (guarda il nostro speciale). Così Silvio Berlusconi arriva a Milano, in un Palasharp non al completo, per lanciare la corsa del sindaco Letizia Moratti davanti al gotha del Pdl meneghino. Ed è un premier battagliero che non risparmia stoccate alla sinistra e al suo candidato Pisapia («una follia votare uno così», esordisce il Cavaliere), come ai giudici e alla Consulta (proprio come aveva fatto qualche ora prima intervenendo telefonicamente a un convegno del Pdl) e, naturalmente, ai suoi ex alleati, Fini e Casini su tutti.

Ogni sforzo per vincere al primo turno
Ma l'apertura del suo lungo intervento, spesso interrotto da applausi e cori da stadio, ma anche da un contestatore che il premier non manca di redarguire, è tutto dedicato alla Moratti. Che siede in prima fila e sorride ogniqualvolta il premier la chiama in causa. «Contattate i vecchi fidanzati e le vecchie fidanzate - scherza il Cavaliere dal palco - si può e si deve fare ogni sforzo perché la nostra Milano si dia al primo turno una amministrazione che non può essere di sinistra. Sono sicuro che vinceremo al primo turno e anche per il campionato se non vince il Milan, vince l'Inter». Perché, aggiunge ancora il premier, «il voto a Milano sarà la spinta più forte al nostro governo e alla nostra maggioranza e credo quindi che questo voto abbia valenza per Milano e per l'Italia».

Mai patrimoniale finché noi al governo. I pm eversivi sono cancro
I toni diventano poi improvvisamente più duri. Quando Berlusconi, dopo aver promesso «che la patrimoniale non tornerà fino a quando saremo noi al governo», torna a scagliarsi contro i giudici e la sinistra. Ricorda così i trenta processi a suo carico e parla di «cancro da estirpare» alludendo ai magistrati «eversivi» che non gli consentono di occuparsi dei problemi del paese. Ma ne ha anche per la Corte costituzionale «prona alle richieste dei pm di sinistra». Questi magistrati, aggiunge, «impugnano le leggi che non gli garbano e le portano davanti alla Corte Costituzionale che ha 11 giudici di sinistra e 4 di centrodestra, grazie a un susseguirsi di presidenti della Repubblica espressione della sinistra».

In Csm magistrati saranno estratti a sorte
Nessun cenno diretto a Giorgio Napolitano e al suo richiamo dopo il rimpasto, ma la tensione con il Colle non accenna a placarsi. E il premier agita ancor di più le acque non risparmiando stoccate al Csm, l'organo di autogoverno della magistratura presieduto proprio dal capo dello Stato. Ecco quindi che nella riforma della giustizia - uno dei tre capitoli del programma, insieme alla riforma dell'architettura istituzionale dello Stato e del diritto tributario, che, assicura Berlusconi, «riusciremo finalmene ad approvare essendoci liberati della destra statalista - è pronto il riassetto del Csm. «Dovrà essere formato da componenti laici e da magistrati che dovranno essere estratti a sorte tra i 9 mila magistrati italiani».

La promessa: approvare velocemente la legge sulle intercettazioni
Poi il Cavaliere prova a far salire la temperatura del palazzetto con un lungo elenco di domande retoriche che ripercorrono i mali della sinistra. Colpevole, arringa il premier, «di voler costruire moschee ovunque» e «e di voler far entrare tutti i clandestini». O ancora, ricordando il governo Prodi, «di voler mettere le mani nelle tasche degli italiani». Venti domande che si concludono con un lungo applauso alla Moratti che si alza perfino in piedi e grida «lo giuro» quando il Cavaliere le chiede l'impegno di «triplicare gli anziani assistiti a domicilio. Li abbiamo già raddoppiati, dobbiamo andare oltre. Anch'io sarò un anziano, mandamela bella», chiosa il premier. Che ricorda, en passant, anche la necessità di procedere «velocemente all'approvazione della legge sulle intercettazioni» perché «non è un paese libero quello in cui un cittadino si vede violato il sacrosanto diritto della privacy». Ribadisce quindi l'impegno a presentare un unico codice delle leggi fiscali «entro la fine della legislatura» e la promessa di dimezzare i parlamentari. «Subito dopo le amministrative, questo è il mio suggerimento, partirà una legge di iniziativa popolare per ridurre almeno alla metà il numero dei nostri parlamentari».

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