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Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2011 alle ore 13:39.
All'indomani dello stop del Colle sul rimpasto di governo, il premier Silvio Berlusconi accende ancora lo scontro attaccando di nuovo i pm, la Consulta e il Quirinale. Così la nota diffusa in mattinata da Palazzo Chigi, con cui si smentiva qualsiasi commento sul richiamo formulato ieri da Giorgio Napolitano, passa in secondo piano e risuona invece forte il nuovo affondo del Cavaliere. La riforma della «architettura istituzionale» dello Stato, avverte Berlusconi, «è indispensabile perché i padri costituenti preoccupati che si creassero le condizioni per un nuovo regime decisero di non dare alcun potere al presidente del Consiglio e tutto al capo dello Stato e al Parlamento».
La Consulta è diventata un organo politico
Berlusconi riporta così nuovamente l'attenzione sul refrain degli scarsi poteri dell'Esecutivo a vantaggio proprio del Colle e della magistratura. «Il governo può solo suggerire disegni di legge al Parlamento, che li discute li cambia, li vota, e quando finalmente hanno ottenuto la firma del capo Stato ma se non piacciono ai pm di sinistra - afferma nel corso di un collegamento telefonico ad una iniziativa elettorale a Latina -li impugnano davanti alla Corte costituzionale, nominata in maggioranza dai capi di Stato di sinistra che si sono succeduti e che hanno messi lì tutti uomini di sinistra. È diventata un organo politico e non di garanzia, come dovrebbe essere. Ogni qualvolta i pm impugnano una nostra legge gli danno ragione».
Senza Fini e con i Responsabili maggioranza più coesa
Parole per nulla distensive, dunque, che contribuiscono ad accentuare la frattura tra il Cavaliere e il Quirinale. Quanto poi ai nuovi innesti nell'esecutivo, che sono all'origine della nota diramata ieri da Napolitano, Berlusconi ripete il solito ritornello. Con l'ingresso dei Responsabili, prosegue il premier, "terza gamba" della coalizione, «per la prima volta il governo si trova finalmente ad essere sostenuto da una maggioranza coesa» che potrà portare avanti quelle riforme "indispensabili" finora non attuate per colpa della «componente statalista» prima presente nel centrodestra. Da qui a un nuovo attacco contro il presidente della Camera il passo è breve. «Senza Fini e i suoi abbiamo una maggioranza molto più compatta e che vuole approvare finalmente quelle riforme che non sono mai state approvate, a partire da quella della giustizia».
Amministrative: saranno importanti per la stabilità del governo
Quindi un passaggio sulle amministrative che nel pomeriggio lo vedranno scendere in campo a Milano al fianco di Letizia Moratti. «Queste elezioni sono importanti per dare stabilità a comuni e province, ma ripeto dato che sono 12 milioni gli italiani al voto, sono molti importanti per dare sostegno al nostro governo nazionale che possa continuare nel lavoro di ammodernamento del paese su giustizia, architettura dello Stato e del diritto tributario».
La promessa: riforma tributaria in due anni
Berlusconi promette infine anche un riassetto del diritto tributario. «Non si può andare avanti così, è necessario arrivare ad un unico codice. Siamo al lavoro con quattro tavoli al ministero dell'Economia: ci siamo presi l'impegno di fare tutto il lavoro entro la fine della legislatura». I fiscalisti, aggiunge Berlusconi, «si disperano perché sono troppe volte nel dubbi nel cosa dire ai loro clienti temendo una diversa interpretazione degli enti preposti alle tasse. È difficilissimo dare una interpretazione univoca tra noi e gli enti preposti alle tasse».
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