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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2011 alle ore 15:24.

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«Lanciare il blitz contro Osama bin Laden è stata una delle decisioni più difficili da comandante in capo». Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama in una intervista a '60 Minutes', il talk-show domenicale della Cbs. Il presidente americano ha aggiunto che «dopo la morte di Osama, gli Usa vogliono dare il colpo di grazia ad Al Qaida».

Il Pakistan indaghi su chi ha protetto Osama
A una settimana dall'annuncio della morte dello sceicco del terrore, il presidente Obama risponde anche sul ruolo che il governo pakistano ha avuto nella lunga latitanza del capo di al-Qaeda per anni al sicuro in una casa a due ore di macchina dalla capitale Islamabad. Durante l'intervista al programma tv 60 minutes gli viene chiesto: «Pensa che qualcuno all'interno del governo pakistano o dei servizi segreti sapesse del rifugio di bin Laden ad Abbotabad?», Obama risponde: «Pensiamo che ci sia stato qualche forma di supporto logistico a Bin Laden in Pakistan. Ma non sappiamo chi o cosa teneva le fila di questa rete di aiuti. Non sappiamo se era qualcuno dentro il governo o fuori: è comunque qualcosa che dobbiamo scoprire ma, cosa più importante, deve indagare anche il governo pakistano: glielo abbiamo già detto, loro ci hanno risposto che sono i più interessati a scoprire che tipo di rete di supporto Bin Laden ha avuto». Il presidente americano ha aggiunto: «Ma queste sono domande a cui non si può rispondere così in fretta, cioè tre o quattro giorni dopo l'evento (il blitz, ndr). Abbiamo bisogno di un po' di tempo per usare le informazioni che abbiamo raccolto sul posto».

Segnali distensivi per Islamabad
Intanto, in mattinata, l'amministrazione Obama aveva lanciato segnali distensivi al governo di Islamabad, dopo le polemiche sulla presenza da anni di Osama in Pakistan e sul ruolo che il Paese avrebbe avuto nella vicenda. «Vi posso dire di non aver trovato alcuna evidenza che dimostri che la leadership politica, militare o i servizi segreti fossero a conoscenza della presenza di bin Laden», ha affermato Tom Donilon, consigliere per la sicurezza nazionale Usa nel corso di un'intervista alla rete televisiva Nbc. Anche se, ha aggiunto, «dobbiamo ancora indagare a fondo» sulla presenza di bin Laden ad Abbottabad per diversi anni.

Il Pakistan sta facendo pressione sull'Arabia Saudita perché accetti di accogliere i familiari di Osama, presi in custodia dopo l'uccisione del leader di al Qaeda nella casa-fortezza di Abbottabad, dopo aver
ricevuto un rifiuto da parte dello Yemen. Lo riferisce il quotidiano pachistano The Express Tribune, secondo cui il ministro dell'interno, Rehman Malik, è a Riad per discutere della sorte delle tre mogli e dei figli di Osama. Secondo una fonte ufficiale, riferisce il giornale, dopo il "no" di Sanaa ad accogliere la moglie yemenita di bin Laden e i suoi figli, i parenti di Osama che vivono in Arabia Saudita dovrebbero accogliere le loro nuore e i nipoti. Ma Riad, secondo il giornale, potrebbe non accettare visto che nel 1994 tolse la cittadinanza saudita a bin Laden, su pressione degli Stati Uniti. «Per Islamabad è un nuovo problema. Una decisione sbagliata sul futuro dei familiari di bin Laden potrebbe creare altri problemi al Pakistan - ha detto la fonte al quotidiano - Il Pakistan non può tenerseli. Vogliamo risolvere questo problema prima che i partiti di estrema destra e gli estremisti religiosi, che hanno definito bin Laden un martire, comincino a causarci dei problemi».

Intanto, una settimana dopo la morte di Osama bin Laden, Al Qaeda non ha ancora indicato un successore, e il più probabile candidato, l'egiziano Ayman al Zawahiri, potrebbe rivelarsi una figura controversa all'interno della stessa organizzazione terroristica. Secondo il quotidiano statunitense The Washington Post, che cita fonti dell'antiterrorismo, Al-Zawahiri rimane il più probabile candidato alla guida di Al Qaida ma vi sarebbero forti indicazioni di un sostegno tutt'altro che monolitico. Anche perché, stando ad alcune indiscrezioni circolate negli ultimi giorni, potrebbe essere stato proprio il medico egiziano numero due di al Qaeda il principale responsabile del "tradimento" di Osama. A dispetto di queste voci, al Zawahiri rimane a questo punto l'obiettivo numero uno degli Stati Uniti nella guerra al terrorismo.

Per la guida di al Qaeda sarebbero due le alternative possibili: i libici Atiyah Abd al-Rahman e Abu Yahya al-Libi, entrambi rispettati veterani. Negli ultimi mesi sono apparsi spesso entrambi in video per minacciare l'Occidente e lanciare appelli alla guera santa nei Paesii del Maghreb e in Medio Oriente. Al Qaida è governata formalmente da una shura, o consiglio direttivo, la maggior parte dei cui membri aveva giurato fedeltà a Bin Laden: resta da vedere se Zawahiri o uno dei suoi rivali sarebbe in grado di ottenere la stessa lealtà anche se, notano gli analisti, per un'organizzazione di tipo decentrato come è ormai divenuta Al Qaeda la presenza di un "numero uno" non appare strettamente necessaria.

Non si è ancora sopita l'eco della offensiva d'immagine del presidente americano Barack Obama che ieri ha deciso di rendere pubblici i video di Osama nel suo rifugio pachistano. Nelle immagini il numero uno di al Qaida appare come un vecchio debole e ingrigito, seduto per terra mentre guarda in televisione i suoi interventi video.

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