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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2011 alle ore 18:04.

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Un miliardario si appresta a calcare la scena tempestosa della politica russa mandando all'aria il tacito patto tra i ricconi e Vladimir Putin di rimanere fuori dal perimetro politico. E puntando, forse, alla creazione di una nuova forza di centro. Il tycoon dell'alluminio e dell'oro Mikhail Prokhorov – a cui il mensile Finans accredita una fortuna di 22 miliardi di dollari collocandolo al secondo posto tra i Paperoni russi - ha detto che intende mettersi alla guida del partito Giusta Causa, formazione spuntata due anni fa, sostenitrice del libero mercato e dei diritti umani.

Prokhorov non ha escluso di candidarsi alle presidenziali del 2012 ma ha detto che una decisione verrà presa soltanto al congresso del partito tra qualche mese. Ha inoltre aggiunto di non aver discusso la sua mossa con Putin né con il presidente Dmitrij Medvedev. Eppure il partito Giusta Causa appoggia una seconda candidatura dell'attuale inquilino del Cremlino. Secondo alcuni osservatori il nuovo partito – che punta a un 7% nelle elezioni parlamentari di dicembre – potrebbe diventare un'alternativa moderata all'attuale blocco di potere e dare alla politica del Paese una parvenza di dialettica rompendo il monopolio di Russia Unita (feudo di Putin) per nulla insidiato finora dalla sparuta opposizione e dai nostalgici del comunismo.

Con ancora nessun candidato ufficiale alle elezioni presidenziali del marzo 2012 ma la diffusa opinione che Putin, dopo quattro anni da premier, intenda rientrare nella partita, e così forse Medvedev, la scelta di campo di Prokhorov rompe, per la prima volta dal 2003, il patto tra gli oligarchi e l'ex presidente Putin. Otto anni fa l'arresto di Mikhail Khodorkovskij, accusato di frodi fiscali e tuttora in carcere, inaugurava un nuovo corso: via dalla scena politica i potenti oligarchi che si erano arricchiti durante gli anni delle privatizzazioni. E chi non avesse accettato il patto (non scritto, ovviamente) avrebbe rischiato grosso. Come Khodorkovskij, appunto, privato della società petrolifera Yukos, svenduta alla statale Rosneft, e rinchiuso in una prigione siberiana.

A distanza di un paio di mandati presidenziali, adesso, nell'elezione più incerta dell'ultima decade, il magnate Prokhorov irrompe sulla scena. Ma in qualche misura dietro all'iniziativa potrebbe persino esserci la benevolenza del premier impegnato a sparigliare le carte della politica nazionale. Sempre che il partito Giusta Causa non diventi troppo forte fino a essere un'alternativa praticabile e una minaccia per Russia Unita. Secondo altri analisti l'elite di uomini d'affari e dirigenti che sostiene Medvedev potrebbe aver avviato il processo per creare un partito forte di cui il presidente potrebbe presto diventare il leader. "Siamo con Prokhorov, il nostro obiettivo è rimuovere Russia Unita dal potere" ha detto Leonid Gozman attuale capo di Giusta Causa. E l'obiettivo diventa meno velleitario se nella corsa irrompe un uomo da 22 miliardi di dollari, accumulati grazie alla vendita di un quarto della quota nel gigante del nichel Norilsk Nickel appena in tempo per non soffrire la grande crisi del 2008; messi insieme grazie al 17% posseduto in Rusal, numero uno mondiale dell'alluminio e al 30% in Polyus Gold, primo produttore russo d'oro.

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