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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2011 alle ore 06:56.

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Dominique Strauss Kahn in aula con uno dei suoi legali, Benjamin Brafman (Ap)Dominique Strauss Kahn in aula con uno dei suoi legali, Benjamin Brafman (Ap)

NEW YORK - Dominique Strauss-Kahn resterà in prigione in attesa di un processo e di un giudizio che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe costargli una condanna a 74 anni di prigione. Il giudice Melissa Jackson ha accolto ieri dopo un drammatico confronto in tribunale la richiesta dell'accusa: nessuna cauzione, Dsk è un uomo pericoloso e resterà in carcere in attesa del primo incontro formale in tribunale con un Gran Giurì fissato per venerdì: «Strauss-Kahn è un uomo di grandi mezzi, è un soggetto che potrebbe volatizzarsi, e ha un passato che conferma la sua pericolosità e il rischio che pone alla società in relazione ai capi d'accusa sulla violenza sessuale», ha detto nella sua documentazione il procuratore distrettuale di New York Cyrus Vance Jr.

Dopo la reazione rapidissima della polizia, che lo ha arrestato mentre stava per partire per Parigi in aereo, reazione inusuale per un caso di questo genere in cui non vi era il tempo materiale per verificare le prove, giunge la posizione, durissima e umiliante, del giudice Jackson. Gli avvocati di Dsk avevano offerto di depositare una cauzione di un milione di dollari e avevano promesso che Strauss-Kahn sarebbe rimasto a New York, con la figlia che risiede in città e che, dicono fonti informate, lo aveva incontrato proprio sabato, prima del fattaccio, la presunta aggressione sessuale contro una cameriera di 32 anni dell'Hotel Sofitel. La cameriera è un'immigrata africana che vive ad Harlem con la figlia. I vicini la descrivono come una persona per bene, cortese che si è fatta strada dopo essere immigrata in America appena pochi anni fa. Le sue accuse, quelle di violenza sessuale, tentato stupro, rapporto anale e di essere stata forzata a fare sesso orale con Dsk, si sono tradotte in numerosi capi d'imputazione. Due capi d'accusa di primo grado per aggressione sessuale, uno di primo grado per tentato strupro, uno di primo grado e uno di terzo grado per abuso sessuale, uno di secondo grado per sequestro di persona e uno per palpeggiamenti forzati.

I reati sessuali prevedono ognuno una pena di 25 anni, gli altri una pena tra i tre mesi ai sette anni. «L'imputato ha commesso atti sessuali orali e anali con un'altra persona per mezzo di costrizione violenta», si legge nel documento che elenca le accuse. È la conferma, per la prima volta ufficiale, della natura del rapporto fra la cameriera e il direttore del Fondo Monetario Internazionale, sul cui torace sarebbero stati trovati dei graffi. La signora Jackson ha respinto la richiesta di cauzione, dicono alcuni, per il precedente di Roman Polanski, il grande regista francese imputato a sua volta nel 1977 di violenze sessuali contro una minorenne, fu liberato su cauzione e sparì senza essere mai giudicato in America e senza che la Francia concedesse l'estradizione.

Venerdì dunque, Dsk dovrà apparire davanti a un Gran Giurì. Sul piano tecnico si tratta di una tappa intermedia prima del processo vero e proprio. Il Gran Giurì viene nominato senza che vi siano interviste da parte degli avvocati. È un gruppo di 12 persone, formato in genere da persone di cultura superiore alla media dei normali giurati. In una seduta a porte chiuse questo gruppo di persone ascolterà soltanto le accuse da parte del procuratore distrettuale, le sue argomentazione e visionerà le prove che includono test sul Dna. Subito dopo l'arringa il Gran Giurì dovrà decidere se le prove sono sufficienti per andare avanti con un processo o se chiudere il caso perché le prove e le argomentazioni dell'accusa non sono convincenti. Non vi è dubbio che le prove saranno considerate sufficenti. E che il processo andrà avanti, entrano nel novero di uno dei grandi processi della storia americana come fu ad esempio quello contro O.J. Simpson.

La vicenda intanto assume i contorni di un dramma shakespeariano, non solo per la dinamica, ma per i personaggi contrapposti: uno degli uomini più potenti del mondo incastrato da una immigrata africana, un procuratore distrettuale Cyrus Vance Jr. persona molto gradevole, figlio dell'ex segretario di Stato Cyrus Vance. L'avvocato Benjamin Brafman, avvocato di Dsk, avvocato delle celebrità incriminate per violenze sessuali, ad esempio di Michael Jackson. La moglie di Dsk, Anne Sinclair, una celebrità televisiva in Francia convinta che il marito sia innocente. Infine il giudice Melinda Jackson, una donna giovane, afroamericana, decisa a far valere le sue prerogative. Che ci sia un eccesso di accanimento? Possibile. Ma gli alibi di Strauss-Kahn per ora non hanno convinto. E al di là delle dietrologie di ongi genere, politiche (per le eleizoni in Francia), finanziarie (per la situazione difficile in Europa che Dsk voleva risolvere) l'unica certezza resta quella di un sistema giuridico, quello americano, che non concede privilegi a nessuno.

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