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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2011 alle ore 19:39.

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Letizia Moratti (Ansa)Letizia Moratti (Ansa)

Ha cominciato Bossi e il Pdl lo ha seguito. Nel mirino c'è Giuliano Pisapia, o meglio il tipo di politica che lui attuerebbe se diventasse sindaco di Milano. Non un attacco alla persona come quello lanciatogli da Letizia Moratti nel confronto tv su Sky, ma un'offensiva ai progetti. Lo chiarisce per primo il leader del Carroccio che nel pomeriggio ritratta quanto sostenuto in mattinata e precisa: «Non ho detto che Pisapia è matto», ma che il suo progetto «non è compatibile con una Milano decente. Vuole trasformare Milano in una zingaropoli, fare la moschea più grande d'Europa».

È la linea di Pdl e Lega per queste settimane che precedono il ballottaggio e la esplicita Massimo Corsaro, vicecapogruppo vicario pidiellino alla Camera: «Ci rivolgeremo agli elettori prospettando i rischi a cui andrebbero incontro se la città fosse governata da una coalizione di cui la sinistra estremista detiene la golden share». Per decidere la strategia elettorale i vertici del partito si sono riuniti a Palazzo Grazioli e Silvio Berlusconi sarebbe apparso pronto a rimetterci la faccia, contrariamente a quanto sembrava nei giorni successivi al primo turno. Ma nulla è ancora deciso, anche perché in serata a Milano c'è un incontro con Letizia Moratti e i vertici locali del Pdl. Tra le ipotesi si valuta anche quella di un comizio, a Milano, con Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. Ma la parola d'ordine è: niente toni da scontro, niente politica nazionale e riferimenti solo a temi locali.

A Bossi dal centrosinistra rispondono il leader Idv, Antonio Di Pietro e il segretario lombardo del Pd, Maurizio Martina. Secondo il quale il leader del Carroccio con le sue dichiarazioni «insulta 315 mila milanesi che domenica e lunedì scorso hanno votato Pisapia». Per Di Pietro «Bossi si è definitivamente berlusconizzato» e «seguendo l'esempio del presidente del Consiglio, ha cominciato a insultare i suoi avversari perchè sente odore di sconfitta».

Intanto Giuliano Pisapia ha detto no a un confronto televisivo con il sindaco uscente da Bruno Vespa, a Porta a Porta. «Abbiamo deciso di non trasformare questi ultimi giorni di campagna elettorale in un talk show permanente, ma di continuare a dialogare con i cittadini milanesi», ha spiegato il suo portavoce, Maurizio Baruffi. Il centrosinistra ha stabilito «di proseguire la campagna elettorale con serenità e impegno nei quartieri di Milano, fra i cittadini, ascoltando il loro punto di vista e cercando le migliori soluzioni per il governo della città».

Più tardi lo stesso Pisapia, riferendosi all'offerta dell'avversario Letizia Moratti di porgergli le scuse nel caso lui accetti un confronto pubblico, ha aggiunto: «Di solito chi chiede scusa, ancorché dopo otto giorni e una sconfitta elettorale, non pone condizioni se pensa sinceramente di aver sbagliato. Ora il nostro confronto - ha aggiunto Pisapia - avverrà nelle urne domenica 29 e lunedì 30 maggio».

Un confronto, seppure a distanza, però è arrivato proprio da una piazza, dal presidio dei disabili della Ledha riuniti sotto il Pirellone per denunciare i tagli del Governo: era atteso Pisapia e dopo di lui è arrivata la Moratti. I due non si sono incontrati. La manifestazione ha raccolto in piazza Duca d'Aosta circa cinquecento persone diversamente abili che, simbolicamente, hanno issato uno striscione "Ugualmente incazzabili". Il sindaco uscente è stata accolta da fischi, Giuliano Pisapia è stato applaudito. L'arrivo della Moratti è stato annunciato dal governatore lombardo, Roberto Formigoni, anche lui brevemente contestato.

Poi il sindaco uscente ha promesso: «Mi farò parte attiva già da oggi con il ministro Sacconi per eliminare questi tagli», ma non è servito ad abbassare il livello della contestazione. Letizia Moratti nega di aver deciso all'ultimo momento di partecipare alla manifestazione per non lasciare la piazza nelle mani dell'avversario: «Sono stata invitata dal presidente Formigoni e ho ritenuto opportuno esserci. Non mi preoccupo degli altri, ho parlato delle cose che ho fatto e dei programmi che ho, non di altro».

Prima di lei Giuliano Pisapia aveva detto «no ai tagli ai servizi sociali» e si era impegnato a «garantire i diritti di tutti». «Da persona di diritto quale sono - ha precisato - sarà una priorità per me tutelare i diritti di cittadinanza delle persone disabili. Ritengo che scaricare il costo dei servizi sulle famiglie significa di fatto negare i diritti acquisiti».

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