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Questo articolo è stato pubblicato il 23 maggio 2011 alle ore 09:57.

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Istat, l'Italia è stata l'economia europea cresciuta meno nel decennio 2001-2010Istat, l'Italia è stata l'economia europea cresciuta meno nel decennio 2001-2010

Nel decennio 2001-2010 l'Italia è stata l'economia europea cresciuta meno, con un tasso medio annuo pari allo 0,2%, contro l'1,1% dell'Uem: lo evidenzia l'annuale rapporto Istat presentato a Montecitorio assieme al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e al presidente della Camera, Gianfranco Fini. Il ritmo di espansione della nostra economia è stato inferiore di circa la metà a quello medio europeo nel periodo 2001-2007, e il divario si è allargato nel corso della crisi e della ripresa attuale.

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Nella media del 2010 l'economia italiana è cresciuta dell'1,3%, contro l'1,8% della media Ue. Nel primo trimestre del 2011, in Italia la crescita è stata dello 0,1% su base congiunturale (come già nell'ultimo del 2010) e dell'uno per cento in termini tendenziali, mentre nella media dell'Europa la crescita è stata dello 0,8% su base trimestrale (dallo 0,3 di fine 2010), e del 2,5% rispetto ai primi tre mesi del 2010.

Fini: no a false aspettative, sì a interventi per la collettività
Per il presidente della Camera, Gianfranco Fini bisogna intervenire e «non sono di aiuto nè banalizzazioni nè semplificazioni eccessive». «Si deve infatti evitare di innescare nell'opinione pubblica - sostiene Fini - reazioni emotive e di alimentare aspettative inevitabilmente destinate ad essere frustrate; al contrario, è sempre più urgente elaborare, sulla base di conoscenze neutre e puntuali, strategie e interventi di riforma modellati in modo tale da rispondere pienamente, e nel tempo, agli interessi generali della collettività».

Giovannini: Italia, paese vulnerabile. Crescita del tutto insoddisfacente
D'accordo il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini: «il sistema Italia appare vulnerabile, più vulnerabile di qualche anno fa», con un ritmo di crescita del tutto insoddisfacente. Secondo Giovannini «l'economia nazionale mostra evidenti difficoltà nella fase di ripresa, meno sostenuta di quella di paesi a noi vicini come Francia e Germania. Tale andamento si spiega con una dinamica molto contenuta della domanda interna, frenata dalla riduzione dei redditi delle famiglie e dall'amplia capacità produttiva inutilizzata, oltre che dalle difficoltà delle imprese italiane a competere sui mercati europei e sullo stesso mercato nazionale».

Famiglie sempre più in bolletta
Tornando alla fotografia dell'Istat, emerge un Belpaese che arranca (la crisi ha portato indietro le lancette di quasi 10 anni e la ripresa è moderata), con le famiglie che hanno usato i risparmi per fronteggiare le spese. L'Italia, insieme alla Germania «ha subito la maggior caduta» del Pil, che nel 2008 e 2009 é rispettivamente calato del 7% e del 6,6%, mostrando poi, al contrario di Berlino, un «recupero molto modesto: a marzo 2011, il Pil in Italia è ancora inferiore di 5,1 punti percentuali rispetto al primo trimestre 2008, mentre il recupero é stato completo in Germania e, per l'insieme dei Paesi europei, il divario da colmare é di 2,1 punti percentuali».

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