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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2011 alle ore 18:15.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto oggi al Congresso americano di essere disposto a «dolorosi compromessi» per giungere alla pace nella regione. Anche se «Israele non tornerà ai confini del giugno '67». Netanyahu ha ringraziato il presidente Barack Obama per il «fermo» sostegno alla sicurezza d'Israele. A poche ore dal teso incontro alla Casa Bianca fra i due leader, Netanyahu, parlando al Congresso americano in quella che lui stesso ha definito il «discorso della sua vita», ha sottolineato la «generosità» dimostrata da Washington verso l'alleato, «dandoci gli strumenti per difenderci da soli».
Un impegno «profondamente apprezzato» dal leader israeliano, consapevole dello sforzo in un momento in cui l'economia è in difficoltà. L'intervento del primo ministro israeliano è stato brevemente interrotto da un piccolo gruppo di manifestanti, che ha intonato slogan e mostrato striscioni pro-palestinesi. Netanyahu ha atteso che i cinque manifestanti fossero allontanati dalla platea riservata agli ospiti alla Camera dei rappresentanti di Washington e poi ha ripreso a parlare, senza commentare l'accaduto. Il possesso di armi atomiche da parte iraniana, ha detto inoltre Netanyahu, avrebbe conseguenze catastrofiche per il Medio Oriente e per il resto del mondo.
Per l'Autorità nazionale palestinese (Anp) di Netanyahu al Congresso americano è stato «il peggiore» fatto dal premier israeliano finora. L'Anp ha accolto con incredulità, sfiducia e disperazione le parole di Netanyahu e attaccato il Congresso per il «calore» con cui le ha accolte, ha detto il
portavoce Ghasan Khatib. «È stato un discorso del no» perché, ha spiegato, «Netanyahu ha detto no a tutto: a rifugiati, confini, divisione di Gerusalemme». «È veramente la pace che tanto desidera?» chiede Khatib.
Le posizioni del premier israeliano «non porteranno ad alcuna pace, anzi frappongono nuovi ostacoli al processo di pace», ha osservato Nabil Abu Rudeina, portavoce del presidente Abu Mazen. «Quel discorso - ha rincarato il negoziatore Saeb Erekat - era infarcito di bugie e di falsificazioni storiche e geografiche». Domani, ha aggiunto i vertici dell'Anp saranno convocati per valutare le ripercussioni degli ultimi discorsi del presidente degli Stati Uniti Barack Obama e di Netanyahu. Quindi i palestinesi si consulteranno con la Lega araba. «Ho fiducia che prenderemo decisioni forti e chiare», ha aggiunto Erekat. In particolare i palestinesi sembrano oggi più che mai determinati a rivolgersi, il prossimo settembre, alle Nazioni Unite per esigere la proclamazione di uno Stato palestinese, cosa che il presidente Obama aveva chiesto ai palestinesi di non fare durante il discorso su Nord Africa e Medio Oriente del 19 maggio.
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