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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2011 alle ore 16:46.

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Obama, il presidente Saleh lasci «immediamente» il potere. La replica: non prendo ordini dagli stranieriObama, il presidente Saleh lasci «immediamente» il potere. La replica: non prendo ordini dagli stranieri

Il presidene dello Yemen, Ali Abdallah Saleh, deve cedere il potere "immediatamente". Lo ha affermato il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, durante una conferenza stampa a Londra dove è in visita di stato.
«Invitiamo il presidente Saleh a onorare immediatamente il suo impegno a trasferire il potere». Saleh ha replicato che non prenderà ordini da nessuna potenza straniera e che la crisi del paese è una faccenda interna che non deve essere sottoposta al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Il presidente dello Yemen ha anche aggiunto che quando cederà il potere non lascerà il paese e che continuerà a fare politica dalle file dell'opposizione.
Continuano intanto le violenze: oggi sono rimaste uccise 38 persone durante scontri conseguenti al rifiuto del presidente Saleh di firmare un accordo su una transizione pacifica del potere. Il timore che il paese scivoli verso la guerra civile ha provocato un nuovo appello del consiglio di cooperazione del golfo. il segretario generale del Gcc, Abdullatif al-Zayani, ha affermato che «le battaglie registrate a Sanàa negli ultimi due giorni sono motivo di preoccupazione per il consiglio, che teme che le violenze possano espandersi». Ore prima anche la Francia era intervenuta per bocca di un portavoce del Quai D'oray secondo cui «se Saleh continua a rifiutarsi di rispettare il suo impegno (assunto davanti all'opposizione per lasciare il potere e favorire la transizione, ndr) la Francia é pronta ad affrontare le conseguenze insieme all'Unione europea». La presa di posizione di parigi era stata respinta con fermezza da Sanàa.

I principali eventi dall'inizio della rivolta (Agi)
A gennaio sull'onda delle rivolte in Tunisia e in Egitto, migliaia di manifestanti iniziarono a a marciare nella capitale yemenita Sanaa, e in altri parti del Paese per chiedere la fine del regime di Ali Abdullah Saleh, al potere dal 1978.

Questa la cronologia dei maggiori eventi dall'inizio della rivolta:
27 gennaio: Migliaia di manifestanti scendono nelle strade di Sanaa, e in tutto lo Yemen per chiedere maggiore libertà e democrazia, e la fine del regime di Ali Abdullah Saleh.
2 Febbraio: Saleh pensa a nuove riforme e promette di non ricandidarsi alle fine del mandato nel 2013. Il giorno seguente decine di migliaia di persone scendono in strada per il «giorno della rabbia», mentre i fedeli del presidente organizzano una contro manifestazione.
10 Marzo: Saleh promette un referendum sulla costituzione per dare più potere al parlamento, ma l'opposizione respinge l'offerta.
18 marzo: Fedeli del regime aprono il fuoco contro i manifestanti a Sanaa uccidendo 52 persone. Saleh decreta lo stato di emergenza.
23 marzo: Saleh dichiara di voler lasciare il potere a fine 2011.
4 - 6 aprile: Almeno 25 persone rimangono uccise negli scontri tra le forze di sicurezza e manifestanti anti-regime.
8 aprile: Saleh rifiuta un piano per la sua uscita di scena proposto dal Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg) che prevede un governo di unità nazionale guidato dall'opposizione.
21 aprile: Il Ccg, propone un nuovo piano con un governo di unità nazionale e le dimissioni di Saleh 30 giorni dall'insediamento del nuovo esecutivo.
1 maggio: Ccg, annulla la cerimonia di firma dell'intesa, mentre l'opposizione accusa Saleh di aver sabotato l'accordo.
23 - 25 maggio: Violenti scontri armati con oltre 38 morti scoppiano a Sanna, dopo che Saleh ha deciso di non firmare il piano di transizione proposto dal Ccg, che prevede le dimissioni di Saleh entro 30 giorni in cambio dell'immunità.

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