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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2011 alle ore 12:27.

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Come osservare il cielo in una notte di mezza estate, lontano dalle luci della città, a due passi dal mare: le stelle quasi non si contano e prende il magone per la bellezza dello spettacolo. Succederà quacosa di molto simile domani sera allo stadio di Wembley, il tempio inglese del calcio, dove per la finale della Champions League si affronteranno Barcellona e Manchester United, ancora loro, ancora una volta.

Sei Coppe dei Campioni – Champions League, una quarantina di titoli nazionali, una manciata di altri trofei conquistati in patria e all'estero, e due campionati, quelli appena conclusi in Spagna e in Inghilterra, dominati in lungo e in largo. La sfida di Wembley non può essere considerata una partita come le altre. Che di finali ne abbiamo viste e la qualità in campo non manca mai. È di più, molto di più. È il confronto tra le due migliori realtà del pallone internazionale degli ultimi dieci anni. Per numeri e talento.

Da una parte il Barcellona di Guardiola, bello da vedere, straordinario nell'impostazione del gioco, pericolosissimo quando decide di affondare il colpo. Un cobra: veloce, affascinante, ma pure diabolicamente letale. Basta un attimo, una disattenzione e vinci il tagliando per l'altro mondo. L'anno scorso, raggiunse la semifinale e fu falciata da Mourinho a capo della banda neroazzurra. Nell'edizione 2008-09 prese a calci proprio il Manchester United nella gara che valeva la coppa. E soltanto tre anni prima aveva destinato la stessa sorte al malcapitato Arsenal, che si arrese al termine di un match da applausi. Insomma, una macchina perfetta, o quasi. Praticamente imbattibile secondo alcuni allenatori che hanno avuto la disgrazia (e il merito) di passare sulla sua strada.

Dall'altra, il Manchester di Sir Alex Ferguson, che a settant'anni suonati e una carriera spesa ad accumulare gloria con i Red Devils, si prepara a consegnare ai suoi il piano per invadere Londra. L'obiettivo è chiaro: riprendersi il vessillo che due anni fa è stato conquistato dagli spagnoli. Gli inglesi si schierano sul campo di battaglia compatti ed uniti. Hanno un fisico imponente e un carattere che non fa sconti ad alcuno, prova a mancargli di rispetto e ti ritrovi pancia all'aria in un attimo. Difficile scardinare la loro linea difensiva, ma ancora più complicato è intercettare le sortite che gli avanti in maglia rossa improvvisano per saggiare la resistenza degli avversari. Se il Barca somiglia ad un cobra, il Manchester ricorda una mangusta. Il primo che sbaglia, cade e rischia grosso.

Quasi 900 milioni di euro tra pachina e titolari. È il valore indicativo di mercato dei giocatori che sfileranno a Wembley per la gara che vale una stagione. Il Barca vale un centinaio di milioni più degli avversari, che comunque non sfigura nella classifica dei club che fatturano come un'azienda di grandi dimensioni. E quei cento milioni di differenza si spiegano con un nome e un cognome, Lionel Messi, il genio della lampada del calcio mondiale, l'erede dei più grandi interpreti dello sport della pelota. Lui detta le regole, gli altri guardano ed imparano. Da anni.

Tuttavia, Messi non è l'unica pepita d'oro della squadra spagnola. Che può vantare fuoriclasse come Iniesta (se volete comprarlo, fa 60 milioni di euro), Villa (50), Piquè (38), Dani Alves (35), Busquets (30), Mascherano (25), Pedro (25), Valdés (20), e Puyol (20), tanto per fermarsi alle pepite più grandi. Come dire, attenti alle buche, che se si fa male qualcuno l'assicurazione va in bancarotta.

Il Manchester United non ha Messi, ma i suoi campioni fanno paura a chiunque, pure a Guardiola, che per loro ha preparato una gabbia d'acciaio che dovrebbe garantire solidità e copertura. Il primo della lista è Wayne Rooney, 176 centimetri di classe e follia, un lord mancato per via di quel muso che non promette nulla di buono. Vale 52 milioni di euro, un prezzo che pochissime squadre potrebbero oggi permettersi di spendere. Anche se per i fuoriclasse che fanno la differenza non bisogna mai mettere limiti alla provvidenza.

Gli altri numero uno della rosa sono il difensore Vidic (38 milioni di euro), l'attaccante Berbatov (28), il centrocampista Nani (28) e l'altro difensore Evra (27). Per Rio Ferdinand, Anderson, Carrick, Fletcher, Valencia ed Hernandez una menzione di stima e di sostegno. Dovranno vedersela con i lupi di Barcellona, servirà coraggio e un carico di grinta da spalmare su novanta minuti, forse più. E' la notte delle stelle, mai visto un cielo così luminoso dalle parti di Londra.

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