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Questo articolo è stato pubblicato il 28 maggio 2011 alle ore 11:54.

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Nessuna intenzione «di abbandonare unilateralmente il Libano, ma 1.780 soldati impegnati nella missione sono troppi». Dopo l'attentato che ieri 27 maggio ha ferito sei caschi blu italiani a sud di Beirut, il ministro della Difesa Ignazio La Russa spiega in un'intervista a Repubblica che «non avendo più il comando della missione» occorre «scendere a 1.100 uomini al più presto».

Gli attentatori? Frange palestinesi
Con Calderoli, ha spiegato il ministro, «abbiamo concordato che il piano di rientro deve essere concertato con le organizzazioni internazionali. È corretto - ha aggiunto - sollecitare pure un'azione diplomatica, ritirarci sarebbe sbagliato». Per quanto riguarda la matrice dell'attentato, per il ministro si tratta di «frange palestinesi», non ci sono per ora «segnali» per «avvalorare l'ipotesi della regia siriana» anche se, conclude, «nel campo della fantasia, tutto è possibile».

Condizioni dei militari in via di miglioramento
E mentre la procura di Roma apre un fascicolo per «attentato con finalità di terrorismo» e chiederà ai carabinieri dei Ros una informativa per ricostruire l'accaduto, sono in via di miglioramento, secondo quanto si è appreso, le condizioni dei sei militari italiani - quattro campani e due pugliesi - rimasti feriti ieri pomeriggio. Tutti i militari coinvolti, non appena le condizioni lo consentiranno, faranno rientro in Italia.

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