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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2011 alle ore 18:50.

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Manifestazioni a favore di Mladic (Reuters)Manifestazioni a favore di Mladic (Reuters)

Nessuna responsabilità nel massacro di Sebrenica. Ratko Mladic si difende tramite il figlio Darko e nega ogni coinvolgimento nella strage dove circa 8mila musulmani furono uccisi nel luglio del 1995 dai miliziani serbo-bosniaci al comando del generale arrestato giovedì scorso dopo 16 anni di latitanza dorata. Prima di raggiungere il Tribunale internazionale dell'Aja, dove sarà estradato domani o martedì, Mladic imposta la strategia difensiva volta a negare ogni tipo di responsabilità. «Ha detto - così il figlio Darko dopo la visita in carcere - che non ha nulla a che fare con il massacro di Srebrenica. Ha salvato molte donne, bambini e guerriglieri. Il suo ordine fu di evacuare dapprima i feriti, poi donne, bambini e infine i combattenti. Qualsiasi cosa sia accaduta dopo, non ha nulla a che fare con essa».

Secondo quanto riferisce oggi il quotidiano Vecernje Novosti, l'ex generale serbo bosniaco - a differenza di quanto fatto da Slobodan Milosevic e Radovan Karadzic - ha intenzione di cercarsi un valido avvocato difensore per confutare le accuse di genocidio e crimini contro l'umanità contestategli dalla giustizia internazionale. Come consigliere legale Mladic ha fatto il nome di Smilja Avramov, una professoressa in pensione esperta di diritto.

La latitanza nel monastero
Secondo un altro quotidiano locale, l'ex generale capo delle forze serbo-bosniache durante i tre anni della guerra di Bosnia (1992-1995) ha trascorso alcune settimane nel monastero femminile di Santa Melania a Zrenjanin, la cittadina del nord della Serbia a una decina di chilometri da Lazarevo, il villaggio dove Mladic è stato catturato all'alba di giovedì scorso.Nel monastero, scrive il giornale, Mladic si sarebbe rifugiato all'inizio di ottobre 2006 dopo essere stato colpito da un infarto. Le sue condizioni di salute sarebbero state talmente gravi e precarie che nel territorio del monastero avevano già preparato per lui una tomba in una cripta.

Le manifestazioni
A Belgrado i gruppi ultranazionalisti sono scesi in piazza per manifestare a favore di Ratko Mladic e contro il suo arresto e la sua prossima estradizione al Tribunale penale dell'Aja (Tpi). Almeno diecimila manifestanti hanno gremito la spianata antistante il Parlamento serbo, in prevalenza persone anziane ma anche tanti giovani estremisti e nazionalisti che hanno indossato t-shirt con l'effigie di Mladic e sventolato bandiere serbe e del Partito radicale serbo (Srs, ultranazionalista), organizzatore del raduno. Leader dell'Srs è Vojislav Seselj, sotto processo all'Aja per crimini di guerra.

«È forse un crimine difendere la Serbia?» è la scritta su tante magliette dei dimostranti, che hanno mostrato striscioni e cartelli contro il governo del presidente filoeuropeista di Boris Tadic, ritenuto un traditore per il suo assenso alla cattura di Ratko Mladic, vero «eroe serbo». Il tutto mentre altoparlanti installati sul palco diffondevano musica patriottica.

La situazione è stata presidiata da cordoni di poliziotti in assetto antisommossa. Alcuni manifestanti hanno provato a far esplodere dei petardi.

Un'altra manifestazione in sostegno di Mladic si è svolta poi a Kalinovik, il suo villaggio natale (70 chilometri a sud di Sarajevo). Secondo quanto riferiscono i media locali, la protesta di piazza è stata organizzata dall'associazione dei reduci di guerra. Molti erano i cartelli con la scritta «Ci avete preso l'aquila, ma è rimasto il nido», mentre sulla via d'accesso al villaggio un grande manifesto diceva «Benvenuti a Mladicevo». «Non c'è peccato nella tua anima, così come non c'è nelle anime dei tuoi combattenti che con coraggio ed eroismo hai guidato», è stato il messaggio pronunciato dal presidente dell'associazione, Drazen Perendija. Mentre il sindaco di Kalinovik, Mileva Komlenovic, ha sottolineato che tutti gli abitanti del villaggio hanno manifestato oggi, orgogliosi che la loro terra abbia dato i natali a un «onorevole e grande comandante ed eroe serbo come Mladic». Manifestazioni di sostegno a Mladic si sono tenute anche sabato a Pale e a Visegrad e i reduci hanno indetto una manifestazione «centrale» a Banja Luka per martedì.

Niente visita alla tomba della figlia
Comunque a Ratko Mladic non sarà consentito di visitare la tomba della figlia Ana, che si suicidò nel 1994, schiacciata, probabilmente, dal peso morale dei crimini commessi dal padre. L'ex generale aveva chiesto il permesso di recarsi al cimitero di Belgrado. «Il tribunale è d'accordo», ha detto una fonte giudiziaria, «ma la faccenda è nelle mani dei servizi di sicurezza, che temono i rischi legati a una simile concessione».

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