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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2011 alle ore 13:00.
di Celestina Dominelli
Angelino Alfano sarà il nuovo segretario politico del Pdl affiancato dall'attuale triumvirato. La piccola grande rivoluzione, già emersa nelle indiscrezioni della vigilia, è stata infatti confermata dall'ufficio di presidenza del Pdl nel corso del quale Silvio Berlusconi ha affidato il nuovo ruolo al guardasigilli. Nessun azzeramento dei tre coordinatori (come pure tanti nel partito avrebbero voluto), ma Alfano diventa di fatto il vero reggente di un partito ormai sfilacciato. «Angelino è giovane ed è ben voluto da tutti - sono le parole con cui Berlusconi ha accompagnato l'investitura del giovane ministro siciliano - saprà rilanciare il Pdl».
Berlusconi: tenaglia dei media contro di noi
Al Cavaliere che lancia il giovane guardasigilli brucia ancora però il risultato delle amministrative. «Abbiamo pagato dazio perché siamo al governo», spiega in conferenza stampa al termine della riunione lasciando intendere che la crisi economica ha avuto il suo peso. A parole, però, scandisce tutt'altro concetto perché sostiene che, ad aver influenzato - e pesantemente - il risultato elettorale, sono stati i media. C'è stata, è l'accusa del Cavaliere, una «straordinaria tenaglia dei media», di «tutta la stampa e i giornali» in modo «inaccettabile». Al punto che, promette il presidente del Consiglio, «non accadrà mai più: ci impegneremo in Parlamento perché ciò non si ripeta». Il dito, senza sorprese, viene puntato sulle trasmissioni Rai, come Annozero che «mistifica e falsifica». Talmente tanto da far dire a Berlusconi che anche un elettore del centrodestra, vedendo certi servizi, «micidiali», non avrebbe votato per il Pdl.
L'arringa del premier: il Pdl è sempre un grande partito
Certo, poi, il Pdl «è sempre un grande partito, determinante» che viene ancora premiato dai sondaggi «che ci danno 4 punti sopra il Pd». Quest'ultimo, prosegue il premier, «fa festa ma è qualcosa di patetico perché nessuno dei candidati che ha vinto gli appartiene». Sui referendum, aggiunge, «daremo libertà di voto», mentre assicura che «la riforma della giustizia rimane in campo» e presto arriverà il nuovo ministro per le Politiche europee. Ma i riflettori ora sono tutti accesi per il nuovo segretario che, accanto al Cavaliere, sfodera uno dei suoi sorrisi. «Da oggi si riparte - esordisce Alfano - e l'obiettivo è vincere le politiche del 2013». Con quale candidato? «Decideremo», risponde il premier che annuncia anche l'addio alla formula del 70-30 che stabiliva la divisione dei "pesi" all'interno del Pdl tra ex azzurri ed ex An «Da oggi - ha detto Berlusconi - tutti hanno deciso di dimenticare questa situazione e confluire tutti con pari diritto nel Pdl».
Alfano lascerà presto il ministero
Il ministro della Giustizia è dunque pronto per la nuova avventura e lascerà presto il dicastero di via Arenula per il quale già circolano i nomi dei possibili successori (Cicchitto o Vito). «Mi dimetterò da ministro della Giustizia non appena il consiglio nazionale mi immetterà nell'esercizio della funzione - spiega Alfano in conferenza stampa - e non prima del decreto sul codice antimafia e di quello sulla semplificazione dei riti dei processi civili». Secondo la road map emersa nel corso dell'ufficio di presidenza le attuali deleghe dei coordinatori torneranno nelle mani di Berlusconi, che le affiderà ad Alfano, il quale le distribuirà poi ai tre: a Verdini toccherà l'organizzazione, a La Russa gli eventi e la propaganda, a Bondi le iniziative culturali e i valori del partito.
Consiglio nazionale entro giugno per il via libera alla nomina
La svolta di Alfano è stata voluta soprattutto dal Cavaliere, ma è arrivata sul tavolo dell'ufficio di presidenza con l'avallo dei coordinatori (incluso il dimissionario Bondi) che ottengono così di conservare l'incarico, ma cedono al ministro della Giustizia le redini del partito. Il ruolo assegnato ad Alfano non esiste nello statuto del Pdl e sarà necessario l'avallo formale di un consiglio nazionale ad hoc che sarà convocato entro giugno. Una grande assise del partito (circa 300 membri tra parlamentari, coordinatori regionali e locali, assessori e consiglieri del territorio) che è prevista dall'articolo 19 dello statuto e che, su richiesta del presidente nazionale (Berlusconi) «può esprimersi su rilevanti questioni politiche, programmatiche e organizzative».
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