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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2011 alle ore 17:57.

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Che giornata sul Philippe Chatrier, palcoscenico d'onore del leggendario Bois de Boulogne! Per gli aficionados italiani, innanzitutto, che vedono il sogno prendere forma di nuovo, dodici mesi dopo il miracolo di Francesca Schiavone incoronata regina di Parigi. Una favola che si ripete, con la nostra semplicemente irraggiungibile per la padrona di casa Marion Bartoli e ancora una volta ad un passo dal trionfo. Ma sulla terra di Francia, oggi, non si giocava soltanto a tennis, si scriveva anche la storia. Per trovare un exploit italiano paragonabile a quello della giocatrice milanese, infatti, bisogna fare un salto indietro di una cinquantina d'anni e tornare ai tempi di Nicola Pietrangeli, l'unico azzurro che riuscì tra il '59 e il '61 a qualificarsi per tre volte consecutive per la finale di Parigi, portandosi a casa il titolo nelle prime due occasioni.

Ancor più storica è l'impresa di Li Na, prima cinese in assoluto a scalare il tabellone del Roland Garros fino all'ultimo gradino. Dovesse vincere, la giocatrice di Wuhan regalerebbe al Celeste Impero quello Slam al quale nessuno dei suoi connazionali si è, finora, neppure avvicinato. E non è oltretutto una sorpresa trovare la tenace Li Na issata fino all'atto conclusivo di un Major, visto che non più tardi di quattro mesi l'avevamo ammirata avversaria della Clisters nella finale degli Australian Open. Ma gli occhi degli appassionati di casa nostra, oggi, sono stati giustamente tutti puntati su Francesca Schiavone che, sui campi color mattone di Parigi, non si ferma più.

Il match contro Marion Bartoli si preannunciava difficilissimo. La francese non è di solito una delle più amate dal pubblico di casa ma, una volta arrivata in semifinale, era diventata naturalmente l'idolo del Philippe Chatrier. Per prima cosa, dunque, Francesca si trovava a giocare con il tifo contro che non è mai facile in arene di questo tipo. Pare, inoltre, che la nostra avesse avuto un attacco di febbre nei giorni scorsi. La Bartoli, infine, è una giocatrice potente e piuttosto precisa, se le si lascia imporre il ritmo e comandare il gioco sono dolori.

Ma Francesca, oggi, è stata praticamente perfetta e ha giocato, sia sul piano tecnico che su quello tattico, ad un livello nettamente superiore della sua rivale. A nulla sono servite le dichiarazioni di dubbio gusto del padre-padrone-allenatore di Marion che, alla vigilia dell'incontro, aveva pontificato: « La Schiavone in semifinale? Impossibile sognare di meglio!». Contento lui… Né ha aiutato la francese quel suo saltellare quasi nevrotico con le spalle rivolte all'avversaria prima di ogni battuta, oppure il mimare in continuazione i colpi sbagliati o, ancora, sfoderare il pugno con un frequenza, almeno nel primo set, quasi degna del miglior Lleyton Hewitt.

La Schiavone, che possiede tutte le qualità per variare il proprio gioco e che è dotata di intuito e intelligenza tattica, sapeva benissimo cosa fare. E sapeva che l'incontro non sarebbe stata una passeggiata. Alla cannonate della Bartoli, che fossero state su di un ring non avrebbe mai potuto incontrare Francesca per la differenza di mole, la nostra rispondeva quasi con disinvoltura, alternando il ritmo, variando i colpi. Contro una picchiatrice forsennata e non troppo mobile, la Leonessa non accettava la gara a chi tira più forte e utilizzava tutto il suo repertorio per mandare fuori giri l'avversaria.

Tuttavia, il match è stato più duro di quanto non ci dica il punteggio. Giocato sul filo del rasoio fino al 4/3 del primo set quando la Schiavone trasformava una delle due palle break che si era procurata, aprendosi la strada per chiudere poco dopo per 6/3. In una frazione equilibrata e combattuta, l'azzurra non aveva concesso nemmeno una palla all'avversaria per strapparle il servizio. Ma il secondo set si apriva con il ritorno della padrona di casa, invocata a gran voce dal pubblico. La reazione della francese non si faceva attendere e Francesca finiva subito sotto per 2/0, con il rischio che la partita si facesse, all'improvviso, complicata.

La chiave di volta dell'incontro sarebbe, tuttavia, arrivata nel gioco successivo. Un game lungo, complicato, deciso da un'interminabile lotta ai vantaggi. Il contro-break messo a segno dalla Schiavone avrebbe tolto la fiducia residua all'avversaria e chiuso, di fatto, l'incontro. Il parziale messo a segno dalla nostra da quel momento, cinque game a uno, è più significativo di qualsiasi commento. Così, gli ultimi giochi si potevano trasformare in uno Schiavone- show, con la milanese a tutto campo che si esibiva in smash vincenti, volée d'antologia, rovesci in back o a tutto braccio, dritti ad uscire, smorzate. Lo straordinario repertorio di Francesca, insomma.

E, alla fine, la Leonessa ha anche parlato con garbo agli spettatori che le hanno fatto il tifo contro. «Il pubblico è stato grande - ha detto- si è sentito ma non mi ha dato fastidio per niente. So che siete arrabbiati perché volevate una vittoria francese, ma ci sta che qualcuno tifasse per me: non prendetevela con loro per questo». Parole sagge, visto che tra un paio di giorni c'è una finale da giocare sullo stesso campo.

Una partita che vedrà opposta alla Schiavone la combattiva Li Na che si è rivelata solidissima ed estremamente determinata nella semifinale con l'ex-numero uno Sharapova, sconfitta per 6/4, 7/5. Aggredendo la tigre siberiana fin dai primi scambi, la cinese è stata ad un passo dall'issarsi sul 5/1 nel primo set. Nella seconda frazione, poi, è perfino riuscita a recuperare un break di svantaggio e a rimontare la più quotata rivale che, comunque, non è certo una giocatrice da terra battuta. Alla fine, Masha scoraggiata e frustrata ha addirittura chiuso il match con un doppio fallo, cedendo il passo alla riscossa del Celeste Impero.

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