Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 05 giugno 2011 alle ore 17:15.
L'ultima modifica è del 05 giugno 2011 alle ore 17:16.

My24

Al Nord però il quadro è più articolato. Qui le perdite del centrodestra sono state decisamente più pesanti e gli incrementi del centrosinistra più significativi. Sia in valori assoluti che in termini percentuali in questa area il centrodestra partiva decisamente in vantaggio. Il distacco nel 2010 era di sei punti a suo favore. Adesso i punti di vantaggio sono diventati 8 a favore del centrosinistra. Qui qualcosa è successo, soprattutto nelle città più grandi. Infatti nei 23 comuni capoluogo del nostro campione il centrosinistra ha ottenuto il 50% dei voti e il centrodestra solo il 37,4 per cento. Ad una perdita rilevante di consensi si è aggiunta una bassa capacità di mobilitazione. Un distacco di quasi 13 punti percentuali a favore del centrosinistra in questa zona del paese non è poco.
In sintesi oggi il centrosinistra è diventato lo schieramento maggioritario al Nord e al Centro. Il centrodestra resta tale solo al Sud. Anche qui ha perso ma molto meno che nelle altre zone. Mentre al Nord e al Centro il calo è stato di circa dieci punti al Sud si è fermato a meno di cinque. Anzi in questa area il centrosinistra ha perso di più, quasi sei punti. I vincitori sono stati da una parte la frammentazione e dall'altra i partiti del terzo polo. Il terzo polo come coalizione non si è presentato dappertutto ma i partiti che gravitano nell'area di centro erano ben presenti nel Meridione. La somma dei loro voti arriva al 15,8 per cento. È un dato poco notato. Ed è un dato che aumenta addirittura nei comuni più piccoli. Infatti nei 51 comuni non capoluogo del Sud i partiti del terzo polo hanno ottenuto il 19,8% contro il 12% nei dieci comuni capoluogo.

Geografia e demografia sono due fattori che pesano molto nella interpretazione del voto. Abbiamo già visto come il risultato al Nord e al Centro sia molto diverso da quello del Sud. E abbiamo visto quanto conti il fattore "dimensione dei comuni" nel successo dei partiti del terzo polo. Questo è vero anche per il centrosinistra. Nell'insieme dei 118 comuni questo schieramento perde voti in percentuale nei comuni dai 15.000 ai 50.000 abitanti mentre passa dal 45,7% al 47,2% nei comuni sopra i 100.000, dove è stato espresso circa il 50% dei voti validi. Insieme alla sua performance nel Nord qui è l'altra chiave del suo successo. Ma è anche il suo limite. L'Italia è un paese di piccole comunità. Nei comuni sotto i 15.000 abitanti (che non sono compresi in questa analisi) vive il 43% della popolazione italiana In questi comuni il centrosinistra è sempre andato molto meno bene che nelle grandi città. Al Nord questi sono i comuni della Lega. Quelli dove il partito di Bossi aveva nel 2010 circa il 30% dei voti. Alle prossime politiche la partita si giocherà necessariamente anche qui, su un terreno che è sempre stato poco favorevole al centrosinistra.

In conclusione, messi insieme dati e indizi queste elezioni amministrative assomigliano per certi aspetti alle elezioni regionali del 2005. Allora il centrosinistra vinse 12 regioni su 14 e gettò le basi della vittoria alle politiche del 2006. Ma fu una vittoria di Pirro. Il centrodestra riuscì a recuperare riportando a votare i suoi elettori delusi, quelli che in queste comunali sono rimasti a casa. Tanto per essere chiari, in queste elezioni ha votato per le liste di partito il 60% degli aventi diritto. Alle politiche del 2008 è stato l'80%. Si tratta di circa dieci milioni di elettori in più. Per questo la partita decisiva è ancora tutta da giocare. E per vincerla il centrosinistra dovrà mettere in campo una proposta convincente. Un leader, una coalizione, un programma. Tutto questo ancora non si vede.