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Questo articolo è stato pubblicato il 08 giugno 2011 alle ore 15:29.

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Raid su libiaRaid su libia

L'area della residenza del colonnello Muammar Gheddafi a Tripoli è stata nuovamente colpita nella notte dai raid militari della Nato. Due forti detonazioni sono state udite attorno alla mezzanotte, seguite da altri attacchi. Nel corso del summit di oggi e domani a Bruxelles a livello di ministri della difesa, la Nato chiederà agli alleati non impegnati nelle operazioni in Libia a dare un contribuito per alleggerire i Paesi in prima linea. Lo ha anticipato il segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Anders Fogh Rasmussen, parlando ai giornalisti. «In termini generali, chiederò un largo sostegno per le nostre operazioni in Libia, se possibile attraverso un aumento dei contributi e un'utilizzazione più flessibile dei mezzi già impiegati».

In un'intervista all'agenzia russa interfax Rasmussen ha anche ribadito di escludere l'ozione "intervento di terra". Le operazioni in Libia, ha detto, non duranno più del necessario (continereno ad intervenire «sinché Gheddafi non smetterà di rappresentare una minaccia per il suo popolo») e per quanto riguarda le loro modalità ha ripetuto che l'alleanza si atterrà rigorosamente alla risoluzione 1973 dell'Onu, che di fatto esclude, ha detto con colorita espressione Rasmussen, che «gli stivali Nato si posino sul suolo libico». Solo nove Paesi partecipano effettivamente ai raid aerei - Emirati arabi e otto membri della Nato (Belgio, Canada, Danimarca, Stati Uniti, Francia, Italia, Norvegia e Regno Unito). A fine marzo la Nato ha preso il comando delle operazioni lanciate il 19 marzo da una coalizione anglo-franco-americana. Altri Paesi alleati come la Spagna e l'Olanda, o non della Nato, come la Svezia, hanno messo a disposizione alcuni caccia per controllare la "no fly zone" sulla Libia, ma non sono stati autorizzati a partecipare ai raid contro le forze e le basi militari del colonnello Gheddafi. Rasmussen ha riconosciuto che «alcuni alleati e partner, su cui grava il peso maggiore dell'operazione militare, cominciano a chiedere di allargare il numero dei Paesi partecipanti» alla missione in Libia. "E' su questo punto che insisterà alla riunione dei ministri della Difesa" in programma mercoledì e giovedì a Bruxelles.

Soldati pro-Gheddafi verso Misurata
Migliaia di soldati di Muammar Gheddafi avanzano verso la città di Misurata, mentre il fuoco di artiglieria ha causato dieci morti tra i ribelli. Lo riferisce un portavoce degli insorti.

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