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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2011 alle ore 15:50.

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Con Giulio Tremonti e Umberto Bossi «siamo d'accordo che il governo varerà la legge delega sulla riforma del fisco prima dell'estate». Silvio Berlusconi spazza via le voci di dissapori con il titolare dell'Economia e nega presunti diktat del ministro sulla riforma fiscale. Colpa dei giornali, le cui ricostruzioni sono completamente «false», dice il premier. Che assicura di aver parlato di fisco Tremonti e Bossi «in termini molto rispettosi e civili». Quindi una precisazione sul fronte del decentramento dei ministeri, ultimo cavallo di battaglia del Carroccio. «Non è trasferimento, non esiste, si tratta di uffici di rappresentanza», taglia corto Berlusconi.

Il Cavaliere: mini-manovra di 3 miliardi per il 2011
La conferenza stampa che segue al Cdm diventa così per Berlusconi l'occasione per puntellare l'immagine di una maggioranza assolutamente tranquilla e concentrata sulla realizzazione del programma. Sui conti pubblici, poi, altra materia calda sui giornali, Berlusconi nega che la manovra sarà di 33 miliardi «inutile dire cose non vere ai cittadini». Ci sarà invece, spiega il premier, «un'opera di manutenzione di qualche miliardo, tre miliardi. Faremo nei prossimi anni quello che abbiamo già fatto negli anni precedenti». Per l'obiettivo del pareggio, aggiunge, «sappiamo già dove andare a trovare i risparmi necessari».

Pareggio di bilancio entro il 2014
L'obiettivo, rimarca Berlusconi, sarà raggiunto senza difficoltà. «Si tratta di aderire all'indicazione che la Commissione Europea ha proposto al Consiglio dei capi di Stato e di governo, e che questi hanno valutato positivamente, di portare i nostri bilanci in pareggio entro il 2014. Noi siamo in una posizione privilegiata - ribadisce - perché il nostro deficit di bilancio di quest'anno è del 4,6 per cento. Meglio di noi ha fatto solo la Germania con il suo 3,6. Tutti gli altri Stati hanno deficit più rilevanti». Dunque, osserva, «credo che tutti si impegneranno, come noi ci siamo impegnati, per arrivare - "close to balance" al 2014». Berlusconi accenna poi a un altro dossier all'attenzione del governo: il successore di Mario Draghi alla guida di Bankitalia. Ma il suo è un passaggio fulmineo. «Stiamo esaminando i candidati. Non sono argomenti che il presidente del Consiglio ritiene di discutere pubblicamente».

Non andrò a votare al referendum, è un mio diritto
Berlusconi vira quindi sull'attualità parlamentare e sulle scadenze che attendono la maggioranza. A cominciare dal referedum. Il premier scioglie così il nodo della sua partecipazione. «Penso che non mi recherò a votare: è diritto dei cittadini decidere se votare o meno per il referendum». Una strada già imboccata da Bossi e da diversi ministri. Quanto alla verifica, in programma per il 22 giugno e che lo vedrà intervenire in Aula, il Cavaliere si mostra sereno. «Non credo ci sia l'apposizione della fiducia. Il presidente della Repubblica Napolitano ha parlato di comunicazioni». Ad ogni modo, se anche l'opposizione premesse per un voto, il premier è certo che non ci saranno incidenti. «Nel caso ci fosse la fiducia non abbiamo alcun timore. Ne abbiamo già avute 43».

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