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Questo articolo è stato pubblicato il 13 giugno 2011 alle ore 15:34.

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Il presidente dell'Internazionale Socialista George PapandreouIl presidente dell'Internazionale Socialista George Papandreou

Chiedere di tirare la cinghia non è popolare. Anzi. Secondo un sondaggio pubblicato domenica dal quotidiano Kathimerini ormai solo un quarto della popolazione appoggia il governo greco dei socialisti del premier George Papandreou, un 26% degli elettori, dieci punti in meno rispetto ad un mese fa. Secondo il centro studi Public Issue si tratta di un minimo di consensi per Papandreou, mentre i conservatori di Antonis Samaras che chiedono demagogicamente un abbassamento delle tasse e si schierano contro le privatizzazioni sono ora in vantaggio, avendo guadagnato due punti al 31 per cento.

La pesante caduta di consensi che, secondo gli ultimi sondaggi, ha coinvolto il governo di Atene mette nuovamente in primo piano il quadro di pressioni che grava sul paese mentre martedì, con un Eurogruppo straordinario, i ministri delle Finanze dei partner dell'Unione valutaria si ritroveranno per esaminare il da farsi. Sabato scorso il presidente dell'Eurogruppo nonché ministro delle Finanze del Lussemburgo, Jean-Claude Juncker ha aggiunto la sua voce al coro di coloro che sostengono la possibilità di procedere a una "ristrutturazione morbida" del debito ellenico. Sul cosa significhi esattamente resta un mistero sebbene il ministro tedesco Wolfgang Schäuble, con una lettera, ha proposto di far slittare di sette anni le scadenze sui pagamenti dei titoli di Stato ellenici. Materialmente si potrebbe fare rinnovando automaticamente i bond a questa nuova scadenza prestabilita. Se questo sia o meno un default resta però materia di dibattito con le agenzie di rating che tale lo considerano e il governo tedesco che invece punta sulla volontarietà del rinnovo.

Intanto il belga Didier Reyders è intervenuto su un altro tema caldo della questione, l'eventuale partecipazione dei privati ai nuovi aiuti al paese, ipotizzando che questo contributo sia sui 25 miliardi di euro tra banche e assicurazioni. Il tutto mentre sia la questione della ristrutturazione, sia quella del contributi dei privati risultano temi delicati, con la Bce che ha messo dei paletti. L'istituzione monetaria ha escluso che si possa procedere con una vera insolvenza di un paese dell'area euro, e che eventuali contributi dei privati possano avvenire senza che da parte di questi vi sia un consenso pieno e libero.

Materialmente da decidere c'è anche l'effettivo stanziamento della quinta tranche da 12 miliardi di euro del programma di aiuti al paese, che ha già ricevuto il via libera dei tecnici di commissione europea, Bce e Fmi. Intanto l'euro resta leggermente indebolito in avvio di settimana, fluttuando a 1,4358 dollari a tarda mattina, in prossimità dei livelli registrato venerdì scorso in tarda seduta. Le Borse europee mantengono una dinamica debole, dopo che venerdì avevano risentito del pesante calo di Wall Street, la piazza di Atene segna un meno 0,81 per cento.
Secondo alcune indiscrezioni della stampa ellenica, nell'ambito delle privatizzazioni che il paese si appresta a varare, Atene potrebbe anche decidere di quotare in Borsa i certificati di emissione di CO2.

Ad oggi il paese ha ottenuto l'attivazione di un programma di aiuti Ue-Fmi da 110 miliardi di euro in tre anni, che però non ha completamente messo al riparo i detentori di bond ellenici dal subire perdite alla scadenza dei titoli visto ch si parla di un nuovo piano supllementare da 90 miliardi di euro visto che Atene non potrà tornare sul mercato nel 2012 così come previsto in precedenza. Per parte sua la Grecia si è impegnata a rafforzare le economia di bilancio per oltre 28 miliardi di euro entro il 2015 (di cui 6,8 miliardi nel 2011), e a accelerare sulle privatizzazioni da cui conta di ricavare circa 50 miliardi. In gioco c'è la sopravvivenza dell'euro, non solo la tenuta dei conti ellenici.

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