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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2011 alle ore 16:21.

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In piedi davanti ai suoi difensori Niccolò Ghedini e Piero Longo, Silvio Berlusconi beve un bicchiere d'acqua e guadagna l'uscita. Nessuna dichiarazione, nessuna battuta, nessuna precisazione: il presidente del Consiglio questa volta è serio, scuro in volto.

Sarà per la minaccia di Moody's o per quella – domenica – di Pontida, eppure il premier dovrebbe essere contento. Il processo Mills è su un binario morto, destinato a chiudersi per prescrizione del reato prima di arrivare a una sentenza, forse anche di primo grado.

La possibilità è diventata quasi una certezza al termine dell'udienza di questa mattina. Quattro ore nel corso delle quali l'armatore napoletano Diego Attanasio – arrivato dalla Namibia, dove risiede – ha spiegato che mai e poi mai ha dato all'avvocato inglese David Mills 600mila dollari: quelli che secondo l'accusa sarebbero stati pagati da Berlusconi per "addolcire" le testimonianze di Mills nel processo All Iberian.

Attanasio è il testimone-chiave del processo. La difesa sostiene che i 600mila dollari siano stati versati dall'armatore, e non dal premier, ma il pm Fabio De Pasquale ha gioco facile nell'ottenere le risposte che demoliscono questa linea difensiva.

Il processo riprenderà il 18 luglio: quattro udienze sono saltate perché le risposte sulle rogatorie dalla Gran Bretagna non arrivano e dalla Svizzera fanno sapere che solo per quella data si potranno ascoltare i testimoni elvetici in videoconferenza. Dopo quella di luglio sono state calendarizzare altre quattro udienze del processo Mills: una a settembre e tre a ottobre.

Berlusconi esce dall'aula e sale nell'Audi blindata. All'esterno non c'è nemmeno uno dei suoi sostenitori e ci sono meno telecamere del solito. Ma il 12 gennaio, giorno delle prescizione, si avvicina velocemente.

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