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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2011 alle ore 20:00.
L'ultima modifica è del 23 giugno 2011 alle ore 14:00.

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Il Pdl rilancia la stretta sulle intercettazioni, Pd e Udc sulle barricate. Nella foto il premier Silvio Berlusconi (a sinistra) e il ministro della Giustizia, Angelino Alfano (Agf)Il Pdl rilancia la stretta sulle intercettazioni, Pd e Udc sulle barricate. Nella foto il premier Silvio Berlusconi (a sinistra) e il ministro della Giustizia, Angelino Alfano (Agf)

Prima definisce «scandalosa» la sistematica pubblicazione delle intercettazioni legate all'inchiesta sulla P4. Poi, a stretto giro, sottolinea che «il problema c'è, poi come procedere sarà un elemento di riflessione. È un gioco al massacro che va fermato». Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, conferma così la volontà del Pdl di porre un argine alla diffusione delle registrazioni sui giornali.

Scontro tra Alfano e la procura di Napoli
Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, si limita invece a sottolineare «che nelle intercettazioni apparse sui giornali non c'è nulla di rilevante e che può anche essere divertente leggerle, ma non sono certo gratis. Hanno un costo per il sistema-paese». Ma in serata arriva la replica dei pm. «La rilevanza o meno delle intercettazioni va valutata dal magistrato requirente e dal giudice giudicante, cosa che è regolarmente avvenuta», risponde il procuratore di Napoli, Giovandomenico Lepore. Più lapidario Henry John Woodcock, uno dei titolari dell'inchiesta P4. «Io non parlo, come al solito. Parlano gli atti processuali, che sono stati già esaminati da un giudice e che saranno esaminati da altri giudici».

Il Pd conferma il suo no: indisponibili sul testo già approntato dal Pdl
Insomma, nel Pdl si torna a parlare di stretta sugli ascolti. Se sarà un decreto o una legge di iniziativa parlamentare è ancora presto per dirlo, ma la maggioranza è decisa a mettere fine al più presto «allo scandalo» per via legislativa. L'opposizione, dal canto suo, prepara barricate. Il Pd, con il responsabile Giustizia, Andrea Orlando, avverte che i paletti democratici sono rimasti gli stessi. «Siamo disponibili a una legge che disciplini meglio, con una udienza stralcio tra le parti, ciò che va nei fascicoli, per evitare abusi. Ma sul testo, approntato dalla maggioranza a suo tempo, siamo indisponibili».

I centristi cauti: riforma serve ma non si può fare in questa fase
Anche dall'Udc arriva una segnale di chiusura perché i centristi ammettono la necessità di una riforma, ma escludono che si possa fare in questa fase politica, con il governo Berlusconi interessato a portare avanti una «legge bavaglio». Lo dice a chiare lettere, il caporgruppo in commissione Giustizia, Roberto Rao, braccio destro di Casini. «È chiaro che anche secondo noi ci vorrebbe una riforma. Ma non la si può fare con questo Governo e con questa maggioranza così sotto pressione: non sarebbe credibile». E un "no" netto a una accelerazione giunge anche da Fli con Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia a Montecitorio, che difende il testo impantanato alla Camera. «Non riesco a capire perché fu bloccato dalla maggioranza. Era abbastanza equilibrato, non capisco perché si debba intervenire da zero».

Le resistenze della Lega e del Quirinale. Vietti: non è mai troppo tardi
Il Pdl, però, è deciso a tirare dritto dopo che i dialoghi di molti esponenti di spicco del partito e dell'esecutivo con Luigi Bisignani, il faccendiere accusato di essere la mente della nuova loggia massonica, sono finiti sui giornali. «È il momento di intervenire senza indugio», insiste Enrico Costa, capogruppo del Pdl in commissione Giustizia. Ma, se la strada prescelta sarà quella di un disegno di legge i voti del solo Pdl non bastano per tradurre i desideri in norme vigenti. Occorre convincere Umberto Bossi e la Lega, che su questo tema hanno sempre dimostrato una certa freddezza. Senza contare la contrarierà del Colle a qualsiasi provvedimento sia concepito per mettere il silenziatore alla stampa. E intanto il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, si lascia andare a una battuta. «Ho un vago ricordo della mia esperienza da parlamentare in cui ripetutamente si è parlato di varare una legge sulle intercettazioni senza mai far seguire alle parole i fatti. Comunque non è mai troppo tardi». (Ce. Do.)

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