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Questo articolo è stato pubblicato il 24 giugno 2011 alle ore 19:51.
L'ultima modifica è del 24 giugno 2011 alle ore 12:51.

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Intercettazioni, il Pdl accelera. Frattini: legge entro agosto. Alfano avverte: è un reato pubblicare quelle irrilevanti.Intercettazioni, il Pdl accelera. Frattini: legge entro agosto. Alfano avverte: è un reato pubblicare quelle irrilevanti.

Sulle intercettazioni il Pdl vuole accelerare. Così, di buon mattino, prima il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e poi il guardasigilli Angelino Alfano, ribadiscono la volontà della maggioranza di accelerare sulle intercettazioni. Il primo detta i tempi. «Spero che ci sia la possibilità di fare una buona legge entro agosto». Mentre Alfano si incarica di precisare che non ci sarà alcun decreto d'urgenza. «Non intendiamo fare un decreto legge né orientare la prua in una direzione diversa da quella del ddl che il 29 luglio scorso era stato discusso alla Camera».

Bersani: pronti a discutere sul nostro ddl. Alfano, bene apertura
Il Pd
comunque non chiude. E, con il segretario Pierluigi Bersani, fissa i suoi paletti. «Noi abbiamo presentato già da tempo un ddl che porta il problema alla fonte, con meccanismi per cui non vengano divulgate intercettazioni che non ha senso divulgare, che incidono sulla privacy senza avere attinenza con le indagini». Insomma, c'è un margine per il confronto che il guardasigilli coglie al volo. «Le aperture di Bersani sono importanti, se si determinerà un fatto nuovo in Parlamento, un confronto serio col Pd, questo ci autorizza e lietamente giustifica un nuovo approccio».

La maggioranza: nessun decreto per gli ascolti
Il Pdl dunque prova a sondare l'opposizione per capire come ripartire sugli ascolti. Non ci sarà comunque, assicura il segretario politico del Pdl, un decreto né l'idea di tornare al vecchio ddl Mastella, ma l'intenzione di recuperare il testo arenatosi alla Camera l'estate scorsa dopo il compromesso con l'ex componente finiana. Che era riuscita in parte, attraverso la mediazione del presidente della commissione Giustizia a Montecitorio, Giulia Bongiorno, ad allentare la stretta sugli ascolti e sulla loro pubblicabilità. E comunque, avverte il ministro, «oltre che ad essere sbagliato moralmente è anche un reato da perseguire la pubblicazione delle intercettazioni penalmente rilevanti». Nessuno però, prosegue Alfano, «si fa carico di riparare al torto, mentre anche questo è un reato da perseguire in base al principio dell'obbligatorietà dell'azione penale».

Lo scontro tra il ministro e i pm di Napoli
Il ministro torna insomma a chiedere un uso diverso dello strumento degli ascolti, ma non si sono ancora spenti gli echi delle polemiche seguite alle sue dichiarazioni di ieri. Quando aveva bollato come «penalmente irrilevanti» gran parte dei contenuti emersi dalle intercettazioni dell'inchiesta sulla P4. Provocando l'immediata precisazione del procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore.. «La rilevanza la decidono giudici e magistrati.

Lepore: sue parole dettate da motivazione politica
Anche oggi il procuratore è poi tornato sulle critiche del guardasigilli. «La sua uscita è dettata da una motivazione politica. È un sistema che purtroppo notiamo da un po' di tempo. Verso determinate indagini si cerca di delegittimare i magistrati e le attività investigative dicendo che attraverso le intercettazioni facciamo gossip. Ma non è così, il ministro Alfano, che stimo e conosco bene, sa benissimo che la procura di Napoli non fa queste attività».

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